RECENSIONE

SPIRITUALITÀ E POLITICA

Spiritualità e politica

Maurizio Schoepflin

Quaderno 4074

pag. 613 - 614

Anno 2020

Volume I

21 Marzo 2020
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Nel titolo di questo libro sono accostati due termini che ai nostri orecchi suonano radicalmente eterogenei. Che cosa hanno in comune la «spiritualità» e la «politica»? Il mondo dello spirito ci sembra lontano da quello delle azioni e dei comportamenti che caratterizzano l’agire politico. In realtà, le cose non stanno o, almeno, non dovrebbero stare così, perché, come avverte Luigina Mortari, docente dell’Università di Verona, «è tempo di dare inizio a un nuovo modo di dare forma alla nostra sostanza singolare e plurale coltivando una spiritualità che guarda alla politica e una politica che si nutre di spiritualità». I valori dello spirito non sono estranei alla prassi politica, e quest’ultima non può fare a meno di essi, pena l’inaridirsi in un freddo attivismo, guidato soltanto dalla ricerca dell’interesse e del vantaggio di gruppi e individui.

Nel primo intervento accolto nel volume, la Mortari, sulla scia della lezione platonica, definisce l’agire politico come una forma di cura della comunità, che può essere realizzata soltanto da colui che coltiva «una sana formazione spirituale». Per Platone, i mali più gravi sono quelli dell’anima, che danneggiano anche la vita associata.

Nel contributo intitolato «Coscienza morale e rinascita della politica», Roberto Mancini, professore dell’Università di Macerata, intende mostrare che oggi si rende necessaria «l’adesione personale e comunitaria all’etica del bene comune, ispirata da una profonda coscienza della comunione interumana e tra i viventi. Si tratta di quella coscienza corale che arriva a schiudersi grazie alla maturazione spirituale delle persone e delle comunità».

Numerose sono le indicazioni presenti nell’intervento del priore di Bose, Luciano Manicardi, che reca il titolo «Il “tra” come spazio del politico e dello spirituale». Fra esse spicca quella riguardante l’indispensabile necessità della dimensione spirituale, al fine di recuperare la nobiltà della politica, che Max Weber identificava «in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso».

Scrivendo sul tema «Dall’“oikos” all’“ethos”: abitare diversamente il mondo», Francesca Brezzi, professoressa dell’Università di Roma Tre, si sofferma su alcune tesi elaborate da Antonietta Potente e da Jean Tronto e conclude le sue analisi così: «Lo sviluppo dell’etica può essere paragonato alla progressiva costruzione di una dimora umana: abitare diversamente il mondo esprime una visione politica».

Ivo Lizzola, docente dell’Università di Bergamo, propone un saggio intitolato «Violenza senza fine e “azione perfetta”. Sulle tracce di Simone Weil», e con la filosofa francese afferma: «Viviamo in un’epoca che non ha precedenti […]. Occorre la santità che il momento presente esige, una santità nuova, anch’essa senza precedenti […]. Un nuovo tipo di santità è qualcosa di dirompente, è un’invenzione, […] portare alla luce una larga porzione di verità e di bellezza fin qui dissimulate da uno spesso strato di polvere».

Conclude il libro un saggio del teologo Giuliano Zanchi, segretario della fondazione Bernareggi di Bergamo, che sin dal titolo «Riprendere corpo. Il destino congiunto della spiritualità e della politica» conferma l’assunto fondamentale che sta alla base dell’intero volume, ossia la certezza che senza un’appassionata coltivazione della spiritualità non vi sarà un futuro migliore per la politica.

Spiritualità e politica
a cura di LUIGINA MORTARI
Milano, Vita e Pensiero, 2018, 200, € 16,00.

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