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Sono passati settant’anni da quando un giovane appena laureato osò contraddire Benedetto Croce, che aveva definito la sociologia una «inferma scienza» (vol. I, p. 5). Oggi per Franco Ferrarotti, fondatore della sociologia italiana, professore universitario, deputato, consulente aziendale, diplomatico, studioso di respiro mondiale, posseduto da un’irriducibile vitalità nonostante i suoi 93 anni, è il momento dei primi bilanci di una vita intensissima.
Le sue principali opere sono state raccolte per Marietti 1820 in sei volumi di oltre 5.000 pagine complessive. I primi due, dedicati agli scritti teorici, sono usciti nell’ottobre 2019. Le introduzioni dello stesso autore, recenti e inedite, delineano in pochi tratti, con precisione e chiarezza, alcuni fondamentali concetti sulla sociologia, «scienza ibrida, caratterizzata da un originario impulso filosofico e latamente speculativo, ma nello stesso tempo tenuta a una validazione empirica» (ivi).
I due volumi sono disseminati di spunti di riflessione su sociologia e filosofia, individuo e società, scuola e politica. Nei ponderosi e fondamentali Trattato di sociologia e Lineamenti di storia del pensiero sociologico si analizza l’evoluzione dalla perenne «sociologia del senso comune» alla sociologia sistematica, da Ferguson e Comte fino alle problematiche contemporanee. Si passa dalla definizione di tecniche e strumenti per un’analisi empirica concettualmente orientata al profilarsi di Una sociologia alternativa, «sassata nel pantano della sociologia accreditata» (vol. I, p. 573), tentativo a lungo respiro di ricostruzione di una scienza perennemente in tensione, «nata da una crisi» e che «vive, si nutre di crisi» (vol. II, p. 77).
In Storia e storie di vita viene affermata l’inadeguatezza dei metodi quantitativi, approfondendo l’impostazione qualitativa e le storie di vita come unico metodo che consenta di «venire a contatto diretto con il “vissuto” delle persone e quindi con la “materia prima”, fondamento della ricerca sociale» (vol. II, p. 43).
Non manca un segnale d’allarme, nel recente La conoscenza partecipata, sull’ultima crisi della sociologia di fronte alla «società detta digitale, con le sue emergenti caratteristiche: gruppo-centrismo, logica dell’armento, caduta della memoria e disgregazione dell’individuo, realtà virtuali e smaterializzazione dell’esperienza» (vol. II, p. 699), che finiscono col creare, come recita un altro testo dell’autore, «un popolo di informatissimi idioti».
È anche con l’opera di Ferrarotti che la sociologia ha superato quella «sorta di complesso d’inferiorità» di cui «ha sempre sofferto di fronte al cultore di scienze “esatte” o di scienze della natura”» (vol. II, p. 745), e ha assunto il suo ruolo fra le scienze interpretative come filosofia e storia. Ciò anche grazie all’evoluzione delle stesse scienze «esatte», con «l’irruzione nella ricerca scientifica della dimensione “tempo”» (vol. II, p. 6), che ha reso «possibile una “nuova alleanza” fra scienze della natura e scienze della cultura» (ivi).
«La sociologia non ha mai perduto di vista il senso umano della scienza» (vol. I, p. 510). Nel vivo delle sue ricerche, Ferrarotti riconosce infatti che l’oggetto della sociologia è una persona e coinvolge direttamente lo stesso ricercatore. «La sociologia come partecipazione non è un’opzione etica. È un’esigenza scientifica» (vol. II, p. 6). Per l’autore, la sociologia può renderci consapevoli della situazione di fatto in cui ci troviamo e anche darci indicazioni «intorno alle linee tendenziali del suo sviluppo. Per questo la società, e gli uomini che vivono in società, hanno bisogno della conoscenza sociologica. E in questo senso la sociologia è una scienza essenzialmente critica» (vol. I, p. 526), verso la quale le dittature dimostrano un’ostilità significativa, e diventa uno strumento fondamentale per la conoscenza di una società in rapida trasformazione come quella odierna.
FRANCO FERRAROTTI
Opere
Bologna, Marietti 1820, 2019, voll. I-II, 880, € 50,00 (ogni volume).