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È la seconda tavola di un dittico, questo romanzo che riprende con finezza la figura di Angelantonio Poloni, «impaziente psichiatrico», già amato in Beati gli inquieti (Neo Edizioni, 2021) dove si organizzava un «autoricovero a fini letterari» dentro la Casa delle farfalle, una struttura per malati psichiatrici. Forse sarebbe più corretto definirli addolorati psichiatrici, perché il dolore si trova sia dentro che fuori queste strutture, e con le parole giuste saremmo tutti più prudenti a tracciare confini e pronti a riconoscerci periodicamente afflitti come loro. Infatti capita di guarire e di uscire, e Angelantonio torna a casa, alla fine.
Ma il mondo fuori lo sa che c’è posto per tutti, anche per chi ha camminato nell’ombra di un dolore che si chiama malattia mentale? C’è la luce e c’è l’ombra. Ecco, Angelantonio è fuori, sta bene, sicuramente meglio di tanti che non si pongono il problema e fanno e disfano la vita come capita, ma quando passa per strada c’è chi di lui sa solo che «è stato lì». È il pregiudizio, banale, etichetta che dobbiamo solo leggere senza fare la fatica di pensare, incontrare, voler capire. Lui lo sa, come sempre siamo consapevoli dello sguardo che non ci riconosce, ma è come se la guarigione portasse con sé una sapienza nuova, capace di leggere le ordinarie follie con cui i sedicenti sani convivono.
Angelantonio ritrova gli anziani genitori, il padre piegato su un lato, amorevole, come sempre, e amato. La madre fragilissima, che c’è e non c’è. Claudio il barista invece c’è, amico antico, intelligente, che lo accoglie e gli chiede quel che davvero vorrebbe fare, e lo aiuterà moltissimo. Poi c’è Rami, amico nuovo, egiziano, giovane e forse marpione, di cui non si sa se fidarsi oppure no. E sempre c’è il grande albero, il platano sotto casa, con l’ombra gentile, luogo dell’intimo ascolto. Angelantonio ci andava da bambino a trovare sé stesso: ci torna da grande, ora che deve ritrovarsi, rinascere come il Vangelo insegna che si può fare.
Non è facile tornare nel mondo e non solo perché le persone intorno non sanno accogliere, ma anche perché c’è la paura tutta nostra di non potercela fare, di non essere abbastanza forti, bravi, normali. E infatti Angelantonio sente forte la tentazione di tornare lì, dentro. Ma ha l’arte di scrivere, e anche in questo romanzo di Redaelli la scrittura è parte della salvezza. In mille modi, ma soprattutto per la presenza di chi legge, come la dottoressa, e ha fiducia.
È alla fine un mondo buono quello che incontra Angelantonio, anche quando sembrano arrivare la tragedia, la fuga, l’inabilità permanente. Lo stile narrativo è un fitto dialogare, i personaggi scambiano battute rapide, alcuni utilizzano uno slang sincretistico pieno di ammiccamenti che forse non esiste davvero, ma dentro le parole ci sono mille sapienze, bibliche, psicologiche, umane.
È la seconda commovente e dolcissima metà di un’unica storia, che sentiamo nostra e che fa desiderare anche a noi, come Angelantonio, trovarci accanto alleati belli, improbabili, liberi. È un libro che ci aiuta a cambiare lo sguardo sul mondo intorno.
STEFANO REDAELLI
Ombra mai più
Castel di Sangro (AQ), Neo Edizioni, 2022, 209, € 15,00.