
|
Di recente avevo avuto modo di conversare con Giovanni Maria Flick nella sede dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana su temi importanti, legati al suo ultimo libro dal titolo «L’algoritmo d’oro e la torre di Babele» insieme presidente Giuliano Amato e al collega Antonio Padellaro.
Ci siamo sentiti all’indomani della morte di Benedetto XVI per alcuni ragionamenti sull’importanza della sua figura. Alla luce della nostra conversazione telefonica ho avuto il desiderio di riprendere il discorso con un dialogo per approfondirli, anche a beneficio dei lettori de «La Civiltà Cattolica».

Giovanni Maria Flick
Giovanni Maria Flick, cresciuto alla scuola dei gesuiti di Torino e Genova, nel 1976 è diventato ordinario di Diritto penale all’Università di Perugia e poi alla Luiss. Nel 1996 è stato nominato ministro di Grazia e Giustizia del governo guidato da Romano Prodi.
Dopo l’esperienza di ministro, è stato scelto dal governo D’Alema come rappresentante italiano nella Convenzione per la redazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Il 14 febbraio 2000 è stato nominato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Eletto 32° presidente della Corte il 14 novembre 2008, cessa dalla carica di presidente e di giudice il 18 febbraio 2009.
Presidente, siamo qui a parlare di diritti fondamentali e Pontefici…
Il tempo trascorso dal ritorno di Benedetto XVI alla casa del Padre e lo spegnersi del «chiacchiericcio» sul suo preteso dissidio e antagonismo, o addirittura scontro, con Francesco rendono giustizia alla statura di entrambi e alla lealtà del loro rapporto. Quest’ultimo è riassunto dalle parole del Papa: «Ho perso un padre. Per me era una sicurezza. Di fronte a un dubbio… andavo al monastero e chiedevo».
Io qui noto la linearità, la coerenza, l’evoluzione del pensiero e dell’insegnamento della Chiesa e dei Pontefici sul tema fondamentale della dignità umana…