Quei nostri misteriosi inquilini
I pensieri sono parte di noi, ci accompagnano, ci consigliano, ma anche ci inquietano, ci scoraggiano. Alcune persone ne sono così tormentate da non trovare pace, non riuscendo a liberarsene e impedendosi di svolgere una vita serena e attiva.
Non si tratta certamente di un problema nuovo; la spiritualità cristiana se ne è a lungo occupata.
Sant’Ignazio, ripensando all’episodio decisivo della sua vita, che lo portò a elaborare le regole per il discernimento, aveva notato la differenza, talvolta repentina, dei pensieri che si affollavano nella sua mente: «Meravigliato di quella diversità cominciò a riflettervi: dall’esperienza aveva dedotto che alcuni pensieri lo lasciavano triste, altri allegro» (Autobiografia, n. 8).
Per Ignazio tale diversità è così importante da qualificarla come «la prima riflessione che egli fece sulle cose di Dio».
L’analisi dei pensieri era comunque nota alla tradizione spirituale cristiana ben prima di Ignazio. Evagrio Pontico scrisse un celebre trattato, Contro i pensieri malvagi, divenuto uno dei testi classici in sede teologica per la trattazione dei vizi capitali.
Evagrio vedeva nei pensieri l’origine delle azioni cattive che, ripetute nel tempo, divengono vizi che minano la volontà e soprattutto suggeriscono che la tendenza al male sia invincibile, fino a lasciare la persona in preda al senso di una totale solitudine e disperazione di sé.
I pensieri malvagi possono non soltanto portare a compiere il male, ma tolgono anche energie e impediscono di esprimere il meglio di sé: ricordano in maniera ossessiva traumi subiti, fallimenti, preoccupazioni per la salute, compiti che non si riescono a portare a termine, valutazioni negative sul valore di sé e la possibilità di essere apprezzati da altri; oppure illudono, suggerendo un’idea spropositata di sé, fino a ritenersi il centro del mondo.
Questo variegato cosmo cattura gran parte del tempo e delle occupazioni di un po’ tutti noi…