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«Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno»: è una poesia di Pablo Neruda, ma è anche l’esergo del volume, curato da Adriana Gulotta, che racconta la storia di tanti bambini e bambine che si ritrovano senza nome e, per questo, senza cittadinanza. Bambini e giovani per i quali la Comunità di Sant’Egidio si è spesa per far ottenere loro la registrazione allo stato civile in Africa attraverso il programma Bravo! (acronimo di Birth Registration for All Versus Oblivion!, «Registrazione alla nascita per tutti contro l’oblio e le sparizioni!»): finora sono stati oltre cinque milioni.
Sono bambini che vivono nelle periferie delle grandi città e che semplicemente non esistevano, con le conseguenze che ciascuno può immaginare. Questo libro – che ha alla base una solida bibliografia sull’argomento (Thomas, Gelb, Diofasi, Metz, Khera, Ayodeji Makinde, oltre alla Banca Mondiale e l’Unesco) – racconta storie, difficoltà e successi della battaglia intrapresa da Sant’Egidio per dare un’identità legale a milioni di bambini, al fine di liberarli dalla tratta e da altre forme di sfruttamento. Più della metà dei minori sotto i cinque anni non registrati vivono in Africa, poco meno di un terzo in Asia. Questo significa porre un’ipoteca sul futuro di intere generazioni.
È ancora vero che, per esistere, nascere non basta. È sufficiente infatti guardare ad alcune cifre: una nuova schiavitù si aggira nel mondo, sono dieci milioni i bambini schiavi. L’anonimato destina intere generazioni a non accedere ad alcuna opportunità, ma a limitarsi a sopravvivere. All’indomani dell’indipendenza, a partire dalla seconda metà del XX secolo, in Africa «l’eredità coloniale della condanna all’invisibilità e all’anonimato è stata talmente pesante e duratura – osserva Andrea Riccardi, nell’introduzione – che gli Stati indipendenti non sono riusciti a sviluppare appieno la registrazione, anche perché sovente poco attenti o disinteressati alla democrazia e alle libertà civili, che si basano sulla cittadinanza» (p. 13).
Immensi i compiti che le nuove classi dirigenti si sono trovate ad affrontare, ma resta centrale il nodo dell’«inapparenza» di tanti giovani, mai registrati allo stato civile e per questo mai divenuti cittadini a pieno titolo. Sant’Egidio ha fatto sua questa nuova battaglia di dignità, anzi di vita per molti. Un passo decisivo è stato convincere tanti, desiderosi di dare un contributo alla crescita del proprio Paese, che «più gli invisibili diventano attori, più le donne diventano protagoniste, più si sviluppa l’economia di un Paese» (p. 17).
Tante le parole chiave del programma, che deve raggiungere tutta la popolazione, senza distinzione alcuna di genere, di età, di estrazione sociale, senza costi a carico dei richiedenti. Il libro fa emergere il lavoro di una comunità cristiana che si fa carico di un impegno globale: la sua presenza in diversi continenti la mette in contatto con le sofferenze di tanti popoli senza cedere alla tentazione di voltarsi dall’altra parte.
Il libro mostra che è possibile difendere i diritti umani in modo profondamente egualitario e senza accettare differenze geografiche. I bambini che ricevono un nuovo nome entrano a far parte pienamente del proprio Paese, come cittadini consapevoli dei propri diritti, non più invisibili, chiamati a contribuire alla costruzione della società. È una seconda nascita che apre a una nuova vita libera e dignitosa.
COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
Nascere non basta.
Bambini invisibili, tratta dei minori e stato civile in Africa
a cura di ADRIANA GULOTTA
Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2021, 224, € 18,00.