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Per descrivere ciò che sta accadendo in Cile è necessario accennare a due processi che si intrecciano: il processo costituente e le recenti elezioni. Entrambi sono stati segnati, oltre che dalla pandemia, da importanti fenomeni economici e sociali.
Il processo costituente
La Costituzione cilena risale al 1980, ai tempi della dittatura. Venne elaborata da un gruppo ristretto di giuristi. Nel corso del tempo la sua legittimità è stata messa sempre più in discussione per varie ragioni, tra le quali le tre seguenti:
- la sua origine. È un testo compilato sotto la dittatura, a porte chiuse e senza la partecipazione del popolo. A suo tempo ricevette l’approvazione formale tramite un plebiscito, ma quel voto avvenne sotto il controllo delle forze armate, e quindi la sua validità è discutibile.
- La sua forma. Quel dettato costituzionale dava vita a una democrazia imperfetta. Prevedeva senatori designati, tra i quali il dittatore stesso, fissava quorum elevati a chi volesse modificarne i contenuti e stabiliva un sistema elettorale binominale che, obbligando a generare due grandi blocchi elettorali, conferiva alla minoranza di destra la capacità di impedire qualsiasi cambiamento del sistema. Insomma, quella Costituzione era stata concepita per mantenere a lungo un preciso modello statuale.
- I suoi risultati. La gente percepiva che la Costituzione sosteneva un sistema di privilegi concessi alle classi benestanti. Inoltre, essa metteva nelle mani di privati la gestione di vari servizi sociali come l’istruzione, la sanità e la previdenza. In tal modo veniva instaurata una logica commerciale, non la solidarietà sociale.
Così è risultato sempre più evidente che la Costituzione del 1980 e le istituzioni che essa proteggeva erano ingiuste e costituivano la radice di pressoché tutti i mali sociali. Si è allargata la spaccatura tra la società civile e gli attori della politica…