Concezione della scuola
Francesco guarda alla scuola al di là dei limiti geografici e dei muri. La definisce «una piattaforma per avvicinarsi ai bambini e ai giovani» (CV 221). Infatti, non è fine a se stessa: è una pedana, un’area di appoggio che fa da base ad altre operazioni. È anche «luogo privilegiato di promozione della persona» (ivi).
La scuola non è racchiusa entro confini e orari: li oltrepassa. Rivolta alla realtà circostante e al mondo, offre una proposta educativa per tutta la vita. Papa Francesco ha illustrato di recente una visione più ampia della scuola nel videomessaggio per i 20 anni di fondazione della Federazione latinoamericana dei Collegi della Compagnia di Gesù (Flacsi). In esso ha elencato otto desideri:
- che le scuole dei gesuiti formino cuori convinti della missione per la quale sono state create;
- siano «scuole accoglienti», in cui si possano ricomporre ferite proprie e altrui;
- siano scuole dalle porte aperte realmente e non solo a parole, dove i poveri possano entrare e dove si possa andare incontro ai poveri;
- non si ripieghino in un elitarismo egoista, ma imparino a convivere con tutti, dove si viva la fratellanza;
- insegnino a discernere, a leggere i segni dei tempi, a leggere la propria vita come un dono di cui essere grati e da condividere;
- abbiano un atteggiamento critico sul modello di sviluppo, produzione e consumo che spingono vertiginosamente verso l’iniquità vergognosa;
- abbiano coscienza e creino coscienza;
- siano scuole di discepoli e missionari.
Francesco considera l’educazione sotto un triplice aspetto. Essa è anzitutto un atto di amore, perché genera vita nella sua pluridimensionalità, sottrae le persone alla chiusura in sé, le aiuta a entrare in confidenza con la loro interiorità, a mettere in atto il potenziale, ad aprirsi alla trascendenza, ad aiutare gli scartati della società globalizzante…