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Il 22 dicembre del 1942 la ventinovenne pubblicista Libertas Schulze-Boysen fu decapitata nel carcere berlinese di Plötzensee per espresso ordine di Hitler. Insieme a lei vennero messe a morte altre due donne. Quello stesso giorno furono giustiziati anche otto uomini, tra i quali il marito Harro, un ufficiale della Luftwaffe, e Arvid Harnack, un funzionario del ministero dell’Economia. Ebbe così inizio lo smantellamento di un gruppo di resistenti antinazisti che la Gestapo – nel rapporto finale sulle indagini – avrebbe cercato di spacciare per un’organizzazione spionistica al soldo dell’Unione Sovietica, chiamandola appunto «Rote Kapelle» («Orchestra rossa»).
Ma è esistita davvero una struttura come quella che fu descritta dalla polizia politica nazista e che in seguito, durante la «Guerra fredda», venne considerata ancora operativa? Il filologo, grecista e musicista Nicola Montenz cerca di rispondere a questa domanda ricostruendo anzitutto le biografie dei protagonisti delle diverse vicende, collocandole sia nel contesto costituito dalla progressiva, rapida edificazione del regime hitleriano, sia in quello dei primi anni del conflitto bellico. L’autore si dimostra capace di elaborare una ricerca rigorosa ed estremamente documentata che, caratterizzata da un linguaggio colto e preciso, ci fornisce una narrazione corale, ricca perciò di una notevole quantità di fatti e personaggi.
A proposito dell’argomento scelto, si deve anzitutto osservare come dell’«Orchestra rossa» in Italia si sia parlato assai poco. È certamente più nota l’attività del gruppo della «Rosa Bianca» che – animato principalmente dai fratelli Sophie e Hans Scholl – aveva dato vita a numerose azioni di propaganda antinazista tra il giugno del 1942 e il febbraio dell’anno successivo. Come pure è stato molto più studiato il fallito attentato al Führer, ordito il 20 luglio del 1944 da un numero consistente di alti ufficiali delle forze armate tedesche, cui fece seguito una spietata rappresaglia, della quale furono vittime, tra gli altri, l’ammiraglio Wilhelm Canaris e – indirettamente – il feldmaresciallo Erwin Rommel.
Lo studio di Montenz arriva dunque a colmare una lacuna. La sua ricerca esamina le azioni resistenziali poste in essere da alcune cerchie autonome di conoscenti e amici, diverse per estrazione sociale e cultura – formate da giornalisti, scrittori, attrici, diplomatici, militari ecc. –, che avevano deciso di opporsi alla dittatura nazista, approfittando della propria posizione per cercare di rallentare la corsa verso l’abisso nel quale stava precipitando la Germania.
Proprio questo, d’altronde, era l’aspetto del «complotto» che aveva maggiormente turbato Hitler: il fatto, cioè, che vi avessero preso parte persone appartenenti a varie classi sociali, che sostenevano posizioni politiche disparate, nonché osservavano un diverso credo religioso. Gli risultava intollerabile che il dissenso nei confronti del regime si fosse diffuso nell’alta borghesia, nell’aristocrazia, nell’ambito delle strutture di governo e nel mondo della cultura, spingendo tanti individui di talento – privi di armi – a scrivere messaggi, appelli, testi antinazisti, cercando poi di diffonderli. Un’attività assai pericolosa, che avrebbe consentito alle autorità hitleriane di raccogliere prove a carico dei vari componenti dell’«Orchestra rossa», di formulare pesanti accuse nei loro confronti e di condannarli a morte.
Al momento del commiato, Libertas Schulze-Boysen comunicò gioiosamente alla madre le sue ultime volontà: «Amo il mondo, non provo odio contro nessuno, ho l’eterna primavera! […]. Come ultimo desiderio, ho chiesto che ti sia lasciata la mia “materia”. Seppelliscila, se si può, in un bel posto, in mezzo alla natura illuminata dal sole» (p. 170). E poi, in una seconda lettera alla madre, concluse: «Racconta di me a tutti, a tutti! La nostra morte deve essere un faro» (p. 171). Libertas si congedò quindi con queste parole, cariche di affetto e di speranza. Da qualche anno, finalmente, esse sono state pienamente rivalutate anche in sede di giudizio storico.
NICOLA MONTENZ
L’eterna primavera. Libertas Schulze-Boysen e l’«Orchestra rossa»
Milano, Archinto, 2019, 256, € 18,00.