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Il gran principe Yaroslav il Saggio, divenuto nel 1036 solo signore della Rus’ di Kiev, dopo aver sconfitto i peceneghi nelle contrade meridionali della Rus’, nel 1038 costruì a Kiev in muratura la chiesa di Santa Sofia, che resterà un unicum per lo splendore dei suoi mosaici e affreschi. Questa pubblicazione, elegante nella sua veste tipografica, inizia la sequenza degli scenari architettonici dalla chiesa-madre di Kiev. Essi si manifestano in 121 dipinti, eseguiti dai coniugi Brailovskij, due artisti russi la cui vita si svolse soprattutto dalle ultime decadi del XIX alle prime del XX secolo. I dipinti che vengono presentati furono eseguiti negli anni Trenta del secolo scorso a Roma, su disegni e note realizzati in passato.
Come leggiamo nella nota editoriale, «la fonte primaria di questo libro d’arte è uno scritto anepigrafo conservato nell’Archivio storico della Congregazione delle Chiese Orientali, che la scrittrice Rimma Brailovskij, dopo la morte del marito Leonid, consegnò al Dicastero, auspicandone vivamente la pubblicazione» (p. IV). Leonid Michajlović Brailovskij (1867-1937), la cui biografia è tratteggiata dalla moglie Rimma Brailovskaya, fu pittore, architetto, scenografo e nel 1916 ultimo accademico architetto della Russia zarista.
All’inizio del XX secolo, i coniugi ricevettero dall’Accademia di Belle Arti di Pietroburgo l’incarico di viaggiare per le contrade russe e di fissare sul legno le immagini delle più belle chiese ancora in piedi: queste sono le visioni della vecchia madre Russia. L’impresa produsse eccellenti risultati, ma i coniugi dovettero lasciare la loro terra a causa dell’imminente rivoluzione bolscevica.
Si recarono prima in Crimea, poi a Costantinopoli e a Belgrado; la fede in Dio e nella missione della loro arte li condussero infine nel 1925 a Roma. Lì furono accolti non solo dalla «comunità russa» già presente, ma anche da papa Pio XI, il quale comprò tutta la collezione dei quadri, di cui «il pittore disegnava l’architettura […], lasciando alla moglie il compito di colorarli» (p. 258).
A Roma i due artisti ebbero la possibilità di approntare due mostre di questi dipinti: la prima, di 42 quadri, nel dicembre 1932 al Pontificio Istituto Orientale; la seconda, inaugurata dal card. Pacelli nel febbraio 1935, con 120 opere nel museo Petriano.
La parte centrale del libro è costituita da questi dipinti, introdotti da schede scritte a quel tempo da Rimma. Come accennato, la presentazione tipografica è a dir poco superba, rispondendo elegantemente alla natura scenica che l’oggetto dipinto riproduceva.
Lo storico russo Michail Ivanovič Rostovcev, amico di lunga data dell’artista, nel suo In memoriam, scritto per la dipartita dell’amico, ebbe a sottolineare il fascino artistico emanato dall’architettura russa dipinta; era consapevole che «le “Visioni dell’Antica Rus” sono fresche, colorate riproduzioni […] di antiche chiese e monasteri russi; non sono né copie né fantasie, ma qualcosa di intermedio, appunto “visioni”» (p. 246).
Nel leggere e gustare le immagini, il lettore percepisce che la visione è sì l’esattezza del monumento – molti sono stati distrutti! –, ma anche la trasfigurazione di quest’ultimo nella natura circostante generata dalla fede dell’artista. Il volume, che affianca ciascun testo in versione italiana e russa, ha richiesto un lavoro certosino e critico da parte di Giampaolo Rigotti, che ha voluto incorniciare la serie dei dipinti-visioni fra una prima sezione di brevi scritti per introdurre gli artisti e una seconda serie di scritti relativi a rassegne stampa che si sono avute subito dopo la morte di Leonid Michajlović.
Il libro offre una lettura meditativa e piacevole. La «Visione» che viene presentata richiede tanta leggerezza nello scorrere della pagina colorata, come pure una disposizione a farsi sorprendere dal cromatismo architettonico – in legno o muratura – del monumento; provoca meraviglia nello spiegarsi di un manto liturgico su fondo iconico o musivo: un tutto scenico immerso nella solitudine del bianco inverno della Russia del Nord.
Sullo sfondo, a fondamento del genio artistico dei coniugi Brailovskij, c’è l’incrollabile fede cristiana, incarnata nella vecchia madre terra russa: una fede confessata, e tuttavia velata da una silente nostalgia per gli eventi accaduti a inizio secolo, per la distanza creatasi forzatamente.
Leonid e Rimma Brailovskij. Visioni della vecchia Russia
(Videnija Staroj Rusi)
a cura di GIANPAOLO RIGOTTI
Città del Vaticano – Roma,
Congregazione per le Chiese Orientali – Musei Vaticani – Valore Italiano,
2021, 384, € 160,00.