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Che cosa accade quando, spinti dalla forza del desiderio che ci abita, ci troviamo a fare i conti con i limiti che sembrano opporsi a esso? È questo l’interrogativo che spinge l’autrice, docente presso l’Istituto Teologico Cosentino, a tentare «di indicare una possibilità alternativa per vivere il desiderio che ci costituisce in quanto esseri umani: né un rigido rigorismo morale né un abbandonarsi alle spinte che ci travolgono, ma un riconoscere e accettare la tensione potente che ci lascia un’impronta di incompiutezza e d’infinito e ci spinge a entrare in relazione e amare chi è altro da noi» (p. 13).
Il presupposto da cui si parte è che l’uomo, «animale desiderans, […] attende e ricerca ciò che gli manca, ma di cui porta in sé nostalgia» (p. 17). Questo ambito del desiderio, come spinta all’«essere in relazione», costitutivo di ogni essere umano, genera le riflessioni di questo libro, che si situano in una specie di «zona franca» – come la definisce l’autrice –, nella quale confluiscono notazioni filosofiche, suggestioni psicologiche e spirituali provenienti dalla tradizione cristiana.
Il percorso tracciato dalla Doninelli si articola in una sorta di intreccio tra due poli: il soggetto umano, pensato alla luce delle riflessioni psicoanalitiche, e l’eccesso (hybris) che ogni desiderio umano porta con sé. Il soggetto umano, considerato nella sua dimensione desiderante, si costituisce come «essere per una relazione», aperto verso l’alterità, la quale sembra però rivelarsi un ostacolo alla realizzazione del soggetto stesso, precisamente a causa degli eccessi in cui il desiderio rischia di smarrirsi.
Dopo una presentazione, a cura del gesuita p. Pino Stancari, e l’introduzione dell’autrice, il libro si articola in tre capitoli e una conclusione.
In dialogo specialmente con Platone e Aristotele, ma anche con la mitologia e la letteratura greca, il primo capitolo mira a ricostruire la genesi del concetto di hybris e a individuare in quali contesti sia sorto e si sia sviluppato.
Il secondo capitolo accosta direttamente il tema del desiderio come dimensione strutturale del soggetto. In questo contesto, la hybris viene connotata come «lato oscuro del desiderio» fuori controllo, preda di se stesso e causa di sofferenza. Di tale desiderio, che non riesce a saziarsi e che non può fare a meno dell’eccesso per superare la dimensione finita del soggetto, manifestazione emblematica sarebbe l’invidia, che nasce dalla constatazione della propria lacerante mancanza di fronte alla presunta completezza dell’altro che mi sta di fronte. Le teorie di riferimento per spiegare la presenza di tale costante nell’animo umano sono soprattutto quelle di Jung e della sua scuola, gli studi del card. Ries e la teoria del desiderio di Lacan.
Il terzo capitolo è dedicato al «riscatto del desiderio» e al rapporto tra eccesso e divina misericordia: «L’amore kenotico, personificato da Gesù, tiene conto e accoglie la portata del desiderio umano espresso nelle tendenze alla hybris, e ne accoglie le conseguenze […]. Egli lo soccorre fino a raggiungerlo nell’abisso in cui è finito e innalzandolo verso l’alto» (p. 27).
La conclusione a cui perviene l’autrice è che «sul modello divino, personificato da Gesù Cristo, l’uomo può intraprendere un cammino di riconoscimento del proprio desiderio, che lo mette al riparo da un duplice rischio, qualificabile in termini lacaniani come tradimento del proprio desiderio, e più in generale come hybris, cioè eccesso del desiderio che muove l’uomo dal profondo» (p. 123).
L’autrice accompagna così il lettore in un cammino appassionante e suggestivo tra le pieghe del desiderio umano, in dialogo con il mondo classico, l’insegnamento della tradizione cristiana e alcune interessanti acquisizioni di natura psicoanalitica.
ANTONELLA DONINELLI
L’eccesso del desiderio. Tra vendetta e misericordia
Novara, Interlinea, 2020, 144, € 15,00.