L’educazione cattolica, in molte aree del mondo, continua a inseguire la propria ragion d’essere, come del resto è sempre accaduto in ogni momento della storia. In questa parte del XXI secolo, il problema non è dato solo dall’incertezza a cui devono far fronte quasi tutte le istituzioni che operano all’interno di un contesto sempre più mutevole e complicato, in cui le politiche pubbliche risultano talvolta ostili. Il discorso riguarda anche il calo delle vocazioni religiose, a causa del quale i carismi religiosi devono essere trasmessi da laici impegnati – con risultati non sempre uniformi –, nonché lo sviluppo dell’istruzione pubblica (soprattutto nei contesti più poveri) e di quella privata non confessionale (spesso concepita come semplice business). Tutto questo spinge congregazioni religiose e diocesi a interrogarsi sulla propria identità e sul proprio ruolo all’interno dell’ampia proposta educativa di ciascun Paese.
In questa ricerca della propria ragion d’essere, la sfida non passa soltanto attraverso la necessaria innovazione pedagogica, l’imprescindibile attenzione per le lingue straniere o la proposta in termini umani e valoriali. Non si tratta nemmeno di proporre un ritorno al passato, di ripristinare modalità ottocentesche. Lo spirito della tradizione, bisogna dirlo chiaramente, è un’altra cosa. È una ricerca che dev’essere inquadrata nella
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