A ragione, Jacques Delors (1925-2023) può essere ritenuto l’architetto dell’Europa di oggi. Alcune considerazioni riflettono bene che cosa significa il cattolicesimo per l’azione politica (le politique, «il politico»), al di là dell’azione quotidiana di governo e gestione (la politique, «la politica»). Enrico Letta, tra gli altri, ha sottolineato la chiarezza delle convinzioni etiche e la spinta utopica di Delors. Il suo impegno di fondo per la sussidiarietà nella costruzione europea è stato di vasta portata, così come è stata decisiva la sua leadership, ribelle e allo stesso tempo pragmatica: il metodo, l’arte della concertazione e soprattutto dell’accordo, il cosiddetto «delorismo», contano; anzi, è il metodo stesso che definisce la persona e il suo messaggio.
Colpisce il fatto che nell’esergo delle sue Memorie[1]venga riportata una frase del cardinale Carlo Maria Martini: «Noi abbiamo desideri, progetti, speranze a cui ci aggrappiamo con tanta passione, trascurando talora di considerare la possibilità che esista un progetto di Dio più grande dei nostri pensieri, ma, proprio per questo, più bello, più utile per noi, più entusiasmante, più capace di dare fiato e speranza»[2].
Una vita di servizio
Jacques Delors nacque il 20 luglio 1925 a Parigi, in un quartiere popolare intriso dei ricordi rivoluzionari
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