
A ragione, Jacques Delors (1925-2023) può essere ritenuto l’architetto dell’Europa di oggi. Alcune considerazioni riflettono bene che cosa significa il cattolicesimo per l’azione politica (le politique, «il politico»), al di là dell’azione quotidiana di governo e gestione (la politique, «la politica»). Enrico Letta, tra gli altri, ha sottolineato la chiarezza delle convinzioni etiche e la spinta utopica di Delors. Il suo impegno di fondo per la sussidiarietà nella costruzione europea è stato di vasta portata, così come è stata decisiva la sua leadership, ribelle e allo stesso tempo pragmatica: il metodo, l’arte della concertazione e soprattutto dell’accordo, il cosiddetto «delorismo», contano; anzi, è il metodo stesso che definisce la persona e il suo messaggio.
Colpisce il fatto che nell’esergo delle sue Memorie[1]venga riportata una frase del cardinale Carlo Maria Martini: «Noi abbiamo desideri, progetti, speranze a cui ci aggrappiamo con tanta passione, trascurando talora di considerare la possibilità che esista un progetto di Dio più grande dei nostri pensieri, ma, proprio per questo, più bello, più utile per noi, più entusiasmante, più capace di dare fiato e speranza»[2].
Una vita di servizio
Jacques Delors nacque il 20 luglio 1925 a Parigi, in un quartiere popolare intriso dei ricordi rivoluzionari del XIX secolo. L’abitazione dei suoi genitori, Louis e Jeanne, non era lontana dalla Bastiglia. D’altro canto, un forte radicamento «nella provincia», come dicono i parigini, li legava alle regioni dell’Alvernia e del Limosino. Il padre, convinto radical-socialista, reduce dalla Prima guerra mondiale, la cosiddetta «Grande Guerra», in cui era stato ferito nel 1917 in trincea, si faceva carico di un duplice lavoro: era impiegato nella Banque de France, ma passava i fine settimana dietro a un banco delle bibite nel parco. La madre si dedicava completamente all’educazione e all’istruzione di Jacques, figlio unico. L’infanzia e la giovinezza trascorsero tra partite di calcio con i bambini del quartiere, la scuola comunale, il liceo statale Voltaire, tutto vicino a casa. Inoltre, egli poté avvalersi di un mondo di iniziative che gli furono offerte nell’ambito del patronato cattolico: educative, culturali, teatrali, sportive, compreso il soggiorno estivo in Bretagna. In estate, quando non era al mare, scopriva il mondo rurale, la sua futura passione, e la semplice morale contadina, secondo cui un cattivo raccolto non è colpa né dello Stato né del «cielo». Jacques ereditò dalla madre la sensibilità e la pratica cattolica. La madre lo iscrisse a una scuola religiosa, ma lui
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