Tra le quasi 7.000 lettere scritte da sant’Ignazio di Loyola, direttamente o su commissione, ci sono 237 missive di direzione spirituale e di amicizia, 152 scritti sull’accettazione o il rifiuto di ministeri, 142 lettere di tema finanziario, 100 lettere teoriche (tra le quali, 27 affrontano problemi pedagogici e universitari, 13 riguardano questioni relative all’autorità civile e 11 affrontano tematiche di contratti e finanziamenti). Quanto ai destinatari, più di 1.500 lettere sono indirizzate a non gesuiti, tra le quali 301 a nobili, 142 a ufficiali civili o militari, 140 ad alti funzionari o alle loro famiglie e 51 a finanzieri o mercanti[1].
In queste pagine non ci addentreremo in tutto questo cospicuo materiale. Più modestamente, ci focalizzeremo su una parte dell’epistolario ignaziano che di solito resta in secondo piano. La tesi di questo articolo è piuttosto semplice: attraverso le lettere di Ignazio ci è dato di apprendere qualcosa sull’arte ignaziana di gestire gli affari – o, in un certo senso, sulla sua arte di aiutare nelle questioni materiali – e di cogliere la figura di un Ignazio amministratore e guida di altri nelle faccende concrete e ordinarie[2], ossia di un Ignazio che si mostra abile nell’affrontare grandi sfide
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