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Due aspetti, in particolare, sono da evidenziare per comprendere la lettera e lo spirito di questo approfondito studio. Prima di tutto la passione dell’autrice per il diritto e la giustizia, manifestazioni di una più ben profonda passione per la persona, per la Chiesa e per Cristo. In secondo luogo, la sua competenza giuridica a livello internazionale: qualità per la quale è annoverata tra i «consultori» del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.
Inoltre, come dichiara l’autrice stessa, «il presente libro è nato ed è stato passo a passo elaborato anche attraverso un continuo confronto con il professor Giuseppe Dalla Torre: come del resto tutti i miei scritti, ma questo in modo particolare, attesa la delicatezza di molti temi trattati» (p. 12). In effetti, il compianto prof. Dalla Torre, maestro dell’autrice fin dal 1989, è stato unanimemente riconosciuto come un competente, equilibrato e fedele collaboratore della Santa Sede, ragione per cui la sua supervisione è una garanzia unica per quanto riguarda la scientificità e le finalità di questo lavoro.
L’indagine della Boni sulla produzione normativa canonica recente, per verificarne la validità e le criticità, in riferimento in particolare ai diritti fondamentali dei fedeli in tutti gli ambiti – da quello sacramentale a quello penale e della vita consacrata –, è stata svolta con acribia e nello stesso tempo «con quella fedeltà al magistero e al successore di Pietro sulla cattedra romana che non si oppone alla libertà della ricerca scientifica ed anzi con essa può fecondamente coniugarsi: ché anzi il munus della ricerca è aspirare ad una diaconia quanto più proficua possibile» (p. 9).
Il volume comprende quattro capitoli. Nel primo si ricorda la storia – fatta, come tutte le realtà di questo mondo, di luci e di ombre – del Consiglio per i Testi Legislativi. Nel secondo capitolo l’autrice coglie, paradossalmente, proprio dal registrare il sempre minore utilizzo di detto dicastero negli ultimi anni la spinta a esigere una sua più piena valorizzazione per conseguire concretamente la salus animarum. Nel terzo capitolo si chiarisce che questo dicastero trova il suo senso innanzitutto nell’aiuto prestato al Romano Pontefice in quanto supremo legislatore, ma anche nell’assistenza agli altri dicasteri della Curia romana. Nel quarto capitolo – intitolato significativamente «Per uno statuto del dicastero “promotore, garante e interprete del Diritto della Chiesa”. La vocazione della canonistica» – l’autrice presenta una serie di interessanti proposte, concrete e ricche di buon senso e di amore per la Chiesa e per il suo diritto, che ha come cuore pulsante l’aequitas canonica, la misericordia.
La Boni afferma: «Non mi stancherò mai di proclamare, contro denigratori o epigoni di un giuspositivismo di ritorno, che lo ius Ecclesiae non è algida sovrastruttura vessatoria, non è un monstrum legalistico. E l’ineccepibile formulazione tecnica delle norme non è paludato nominalismo, esibizione o, peggio, asservimento ad un gergo esoterico, occulto ed elitario: ma presidio della iustitia che in esse, con recta ratio, va trasfusa e ne deve brillare. […]. Del pari occorre reagire con sdegno allo stravolgimento delle parole di Papa Francesco da parte di chi vorrebbe – davvero, e incredibilmente, per l’ennesima volta – contrapporre schizofrenicamente la pastorale al diritto, la caritas alla giustizia» (p. 272).
Questo libro è un testo sul quale, in modo particolare, ogni giurista-canonista dovrebbe riflettere, al fine di riscoprire l’originalità del diritto canonico, superando così l’attuale tentazione di sudditanza a princìpi, a esso estranei, di «autoasfaltamento», che vanificano una fruttuosa tradizione bimillenaria, che ha dato molto anche al diritto secolare.
GERALDINA BONI
La recente attività normativa ecclesiale: «finis terrae» per lo «ius canonicum»?
Modena, Mucchi, 2021, 330, € 20,00.