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Il termine «fortezza» può a prima vista comunicare un messaggio negativo di violenza e sopraffazione o, più semplicemente, di prestanza fisica. Ma in realtà è una virtù indispensabile per il vivere comune. Quando essa viene a mancare, prosperano mali di ogni genere, perché coloro che potrebbero impedirli rinunciano a prendere posizione. Pensiamo a tragedie della storia recente come l’Olocausto e le pulizie etniche: di fronte al numero enorme di vittime colpisce l’esiguità degli esecutori. Come notava Edmund Burke: «La sola cosa necessaria affinché il male trionfi è che gli uomini buoni non facciano nulla».
La fortezza è capacità di opporre una barriera alle forze distruttive; senza di essa diventa impossibile attuare la giustizia e la vita civile, ma anche le scelte ordinarie, che comportano non di rado sacrifici: «Il campo della fortezza è molto ampio, perché di questa virtù c’è bisogno là dove si deve resistere a minacce, si devono superare le paure, si devono affrontare la noia, il tedio, il disgusto dell’esistenza quotidiana per riuscire a mettere in atto il bene. Per questo è una delle virtù umane, morali fondamentali, che ogni persona onesta dovrebbe vivere»[1].
Possiamo renderci conto dell’importanza e complessità di questa virtù anche da una sommaria ricognizione terminologica.
La riflessione degli antichi
Il termine greco impiegato per la fortezza è andreia, la caratteristica propria dell’uomo (anēr) che lo rende capace di affrontare le difficoltà della vita, proteggendo coloro che si trovano sotto la sua responsabilità, e per questo egli è disposto anche a morire con dignità.
Per Omero, l’esercizio della forza richiede vigoria fisica, ma anche crudeltà. L’eroe greco per eccellenza, Achille, non si limita a compiere una strage presso il fiume Scamandro, ma arriva a disprezzare i corpi degli uccisi, al punto da suscitare l’indignazione dello stesso fiume, che cerca di affogarlo (cfr Iliade, XXI, 270-290).
Nell’epoca romana Virgilio presenta una figura differente di eroe…
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FORTITUDE, A DEMANDING VIRTUE
The term “fortitude” may, at first sight, convey a negative message of violence and oppression or, more simply, of physical prowess. In reality, it is an indispensable virtue for living together. When it is lacking, corruption, oppression and crime flourish unchallenged, because those who could prevent them refrain from taking a stand. However, what does it mean to be “strong?” Starting with a historical survey, this article attempts to highlight the many characteristics of this virtue, which do not simply lead to courage. Fortitude requires patience and hope, a hope that cannot be confined to earthly life. The events of life do not reward fortitude, which is why it always requires eternal life for its fulfillment.