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Questo volume di Riccardi ha suscitato un dibattito sulla Chiesa: tante persone, non solo cattoliche, ne hanno tratto un motivo per riflettere sullo stato attuale della Chiesa nel proprio Paese e nel mondo, sulla sua «crisi», che l’autore considera come «passaggio», occasione da cogliere per le diverse generazioni e culture del nostro tempo.
Si tratta di un libro pieno di domande, a partire dallo stesso titolo apparso in copertina, che ha suscitato due diverse interpretazioni: il puntale di un pastorale medievaleggiante, presente a destra, che sembra quasi fuori contesto, è un punto interrogativo o fa da cornice nel ricordare, simbolicamente, il primato del vescovo di Roma? E qual è il messaggio di Riccardi?
L’autore non sfugge la complessità della nostra società del XXI secolo; al contrario, la affronta, con il desiderio di instaurare un dialogo grazie al quale tutti possiamo aprire una finestra su questo mondo e capirne un po’ di più.
Tante le pagine che contengono un’analisi precisa, e molte le cifre che parlano di una crisi che è sotto gli occhi di tutti: da quella delle vocazioni e della pratica religiosa fino alla scarsa incidenza di molte Chiese nei Paesi in cui sono presenti. Ne emerge la profonda conoscenza che l’autore ha di tante diverse situazioni e Paesi: un giro del mondo e della Chiesa nel mondo, portato avanti con passione, anche quando l’oggettività dei numeri può indurre allo scoraggiamento. Al tempo stesso, in tante pagine emerge l’evidenza di ciò che ha creato lo Spirito dall’inizio del Novecento fino ai nostri giorni, dei segni sui quali in primo luogo i credenti, ma in qualche modo tutti gli uomini, possono lavorare per uscire dalla crisi.
Ne sono testimonianza le ultime pagine del libro, che raccontano di una Chiesa appassionata del mondo e che può continuare a suscitare simpatia, nella scia dei grandi pontificati della seconda metà del secolo scorso. Riccardi propone un cristianesimo che è nella storia, ma non è della storia: opposizione, profezia, inattualità sono espressioni che indicano l’alterità del messaggio cristiano, che pure si fa prossimo alla vita quotidiana attraverso la comunità dei credenti, l’evangelizzazione e il dialogo.
Per rispondere alla «Chiesa che brucia» – il libro trae spunto dall’incendio di Notre Dame, che lasciò un sentimento di orfanità anche in tanti non credenti –, non si tratta di ricorrere a sofisticati piani pastorali, a nuovi programmi per il futuro, ma bisogna avere il coraggio di liberare energie costruttive e creative, non avere paura, e incoraggiare le comunità cristiane ad andare verso il futuro. L’iniziativa non dovrà provenire dall’alto, ma saranno i soggetti stessi a incamminarsi sulle vie del mondo al di là di confini ritenuti invalicabili.
È vero, abbiamo forse dimenticato che ogni lotta della Chiesa è un combattimento per il mondo e nel mondo. E il tessuto da rammendare sarà – lo è già – la prossimità gratuita ai poveri e ai feriti della vita, agli «scarti» di cui parla papa Francesco: qui si gioca il futuro di una comunità, di una Chiesa, delle donne e degli uomini del nostro tempo.
Riccardi lascia la parola, infine, a padre Alexsander Men’, vittima del Kgb nel 1990, il quale scriveva: «Solo uomini limitati possono immaginare che il cristianesimo è compiuto […]. In realtà, il cristianesimo non ha fatto che i suoi primi passi, passi umili nella storia del genere umano […]. La storia del cristianesimo non fa che cominciare, perché c’è tanto da vivere, da capire, da realizzare nel suo messaggio» (p. 238).
ANDREA RICCARDI
La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo
Bari – Roma, Laterza, 2021, 256, € 20,00.