|
Che tipo di democrazia è la democrazia populista? La perdita di potere della cittadinanza democratica può giustificare una scorciatoia populista? Pur essendo un fenomeno di natura democratica, il populismo può essere considerato una sfida-minaccia per la democrazia? Sono questi alcuni degli interrogativi che ci poniamo quando osserviamo ciò che sta accadendo in diversi Paesi occidentali.
Nadia Urbinati, docente di Teoria politica alla Columbia University di New York, indica l’obiettivo di questo suo saggio: comprendere che tipo di democrazia è la democrazia populista. Da un lato, riconosce che nella sua analisi manca la necessaria indagine sulle cause economiche del successo del populismo; dall’altro, si augura che l’interesse per questo tema determini un indispensabile rinnovamento di ottiche dei saperi interdisciplinari (scienze sociali, economiche e politiche), per individuare e vagliare le soluzioni democratiche più appropriate ai problemi da cui ha origine questo fenomeno.
Il libro è composto da quattro densi capitoli, destinati a sviscerare i temi dell’antiestablishment e dell’antipolitica, del ruolo del popolo e della sua maggioranza, della figura del leader e dei partiti, nonché il tema della rappresentanza diretta. La trattazione di questi argomenti si avvale, oltre che di una rigorosa base scientifica, di una contestualizzazione storica, con riferimenti puntuali che permettono di cogliere le ragioni del successo del populismo attuale.
In questo percorso si inseriscono le considerazioni sulla fase di transizione dalla democrazia dei partiti a quella dell’audience; sulle diverse interpretazioni del populismo, che privilegiano alternativamente gli aspetti storico-politici e di ricerca sociale, o quelli teorico-politici e di storia dei concetti; sulla distinzione tra il populismo come movimento di opinione e il populismo come movimento che aspira al potere; e, infine, sulla trasformazione della democrazia rappresentativa da parte del populismo.
L’autrice riflette anche sul significato del temine «faziosità», sulla possibile equazione di identità tra società populista e società faziosa e sulla relazione problematica tra governi populisti e istituzioni democratiche. Pagine interessanti vengono dedicate al ruolo del leader populista e alle possibilità di una sua assimilazione al leader carismatico di Max Weber o al principe del Machiavelli, alla carenza di democrazia propria dei movimenti populisti, di cui si mostra tuttavia la differenza essenziale con il fascismo e con la sua logica di partito unico.
La Urbinati ricorda che l’obiettivo del populismo è costruire una nuova rappresentanza del popolo che sia in grado di superare le divisioni e le affiliazioni partitiche, andando oltre la tradizionale visione della casta politica, per virare verso un «emendamento monarchico della democrazia rappresentativa» attraverso l’incoronazione di una nuova leadership personalista e alla ricerca di un plebiscito quotidiano. Il tutto in un contesto contrassegnato dal declino dei corpi intermedi e dalla progressiva affermazione della democrazia della rete.
Infine, l’autrice mette in rilievo anche le pecche del modello democratico che si è imposto dopo il Secondo conflitto mondiale del secolo scorso: dallo svuotamento della sovranità nazionale all’erosione degli ideali sociali dei partiti di sinistra. A queste considerazioni si accompagna l’indicazione di una possibile terapia da adottare: riconoscere l’importanza del ruolo dell’innovazione istituzionale e delle istituzioni intermedie quali rimedi efficaci al malfunzionamento della democrazia dei partiti.
NADIA URBINATI
Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia
Bologna, il Mulino, 2020, 352, € 24,00.