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In questo volume Eleonora Mauri, che è stata allieva e collaboratrice di Piero Viotto, grande studioso di Jacques e Raïssa Maritain, intende mostrare il superamento, da parte di Jacques Maritain, del positivismo, allora imperante soprattutto alla Sorbona di Parigi, dove si è laureato prima in Filosofia e poi in Scienze naturali.
Il rifiuto del positivismo l’ha condotto, pur passando inizialmente per un socialismo acritico, alla scoperta della filosofia di san Tommaso d’Aquino. Nella Presentazione, il card. Pietro Parolin e lo studioso don Samuele Pinna osservano che il volume tratta di «un periodo storico molto interessante dell’esistenza di Jacques (e anche di Raïssa), che viene segnalato in tutte le biografie, ma su cui raramente ci si sofferma. È il ritratto di un Maritain, se non inedito, quantomeno poco conosciuto e qui, al contrario, riletto con attenzione» (p. 9).
Dopo un’ampia Introduzione, in cui l’autrice si sofferma a descrivere il positivismo in Francia, il primo capitolo considera il socialismo giovanile di Jacques Maritain: dalle sue prime preoccupazioni per la questione sociale all’influenza della cultura socialista (teatro, riviste, letteratura) fino all’attrattiva esercitata su di lui da Jaurès e all’esplosione del caso Dreyfus.
Se nel secondo capitolo – «Gli anni della formazione di Jacques Maritain» – si mette in evidenza l’insegnamento della Sorbona, ma anche l’angoscia sperimentata da tanti giovani che non erano soddisfatti di una verità ridotta al solo aspetto tecnico-scientifico, nel successivo capitolo viene descritto l’ambiente culturale con cui si è confrontata la giovinezza di Jacques (contingentismo e intuizionismo, filosofia dell’azione, modernismo, rinascita della Scolastica).
Dinanzi a correnti di pensiero differenti, furono le lezioni di Henri Bergson che consentirono ai coniugi Maritain di guardare la realtà con occhi differenti, come l’autrice spiega nel quarto capitolo. Per loro fu poi decisivo, da un punto di vista spirituale e umano, l’incontro con il vigoroso pensiero di Leon Bloy, come viene descritto nel sesto capitolo. Entrambi, infatti, abbracciarono la fede cattolica e conobbero, senza più abbandonarli, san Tommaso d’Aquino e la sua opera.
Nel settimo capitolo l’autrice parla del distacco di Maritain dal primo maestro (Bergson) per approdare definitivamente a san Tommaso, allo stesso modo in cui Edith Stein, contemporanea dei Maritain, si è distaccata da Husserl.
Nell’ottavo capitolo, infine, è proposta la critica di Maritain al positivismo, ripresa nelle conclusioni: «La contrapposizione di Maritain a queste correnti culturali moderne – scrive la Mauri – non costituisce un rifiuto del progresso della storia e del pensiero, ma solo la ricerca di una decantazione delle conquiste del pensiero contemporaneo. Egli prova a liberarlo dalle scorie di un umanesimo fine a se stesso e a riconciliarlo con il Cristianesimo in un umanesimo integrale, dove ragione e fede, libertà umana e grazia divina, società civile e società ecclesiale, libertà dell’intelligenza e rispetto della verità, autonomia dell’arte e responsabilità dell’artista, in una parola religione e cultura, potevano incontrarsi e crescere in reciproca collaborazione» (p. 291).
Come afferma il card. Parolin, questo libro offre, «nella pacatezza e nell’accuratezza dell’esposizione dei risultati, la riscoperta di un dato nuovo e magnifico, frutto della verità della Rivelazione gustata con l’intelligenza della ragione, per cui continuamente ringraziare e sul quale incessantemente riflettere» (p. 15).
ELEONORA MAURI
Il giovane Maritain. Dal positivismo a san Tommaso
Roma, Aracne, 2019, 316, € 18,00.