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Essere cristiani significa in primo luogo recitare il Credo, ossia il «Simbolo di fede» della religione fondata da Gesù Cristo; e questo atto e questo testo accomunano, sia pure con qualche differenza, tutte le confessioni cristiane più importanti. Non a caso il termine symbolon in greco rimanda etimologicamente ai nostri «congiungere» o «riunire», che rappresentano le parole programmatiche di qualsiasi teologia dell’ecumene cristiano.
Del resto, pare che il vescovo Cipriano di Cartagine (morto nel 258 d.C.) ricorresse per primo a questo vocabolo, proprio per significare che il Credo è l’attestato distintivo dei cristiani, perché consente loro di riconoscersi a vicenda come confratelli della stessa fede.
Nei primi quattro secoli del cristianesimo antico circolavano certamente molte redazioni del Credo, alcune delle quali sono giunte fino a noi; ma, come è noto, alla fine la tradizione e il magistero ne hanno selezionate due: il «Credo apostolico» (talvolta designato come «Credo breve») e il «Credo niceno-costantinopolitano» (o «Credo lungo»). Per questi motivi, non è sbagliato affermare che in fondo ogni teologia cristiana è più o meno direttamente un commento al «Simbolo della fede» alla luce delle Sacre Scritture e dei Padri apostolici.
Sebbene nella Chiesa cattolica rivesta un ruolo centrale nella celebrazione eucaristica domenicale e delle solennità liturgiche, il Credo non è mai abbastanza conosciuto nel suo contenuto dai fedeli; anzi, per certi versi si può sostenere che esso risultava più profondamente e storicamente compreso dai cristiani dei secoli I-V di quanto non lo sia da quelli del nostro tempo. Per questo è sempre benvenuto un nuovo facile testo di accompagnamento alla comprensione degli articoli del Credo, specie se risulta proficuo per rinvigorire la fede di tutti i credenti.
Il taglio stilistico del teologo spagnolo Luis González-Carvajal è decisamente pastorale, non foss’altro perché nasce dalla sua esperienza di sacerdote madrileno e con il dichiarato fine di aiutare a superare una partecipazione alle funzioni religiose quasi «meccanica», fatta cioè di una ripetizione automatica delle parole rituali senza che a ciò si accompagni una reale cognizione dei contenuti dottrinali.
Per risultare più comprensibile, l’autore sceglie di commentare il «Credo apostolico», che, secondo quanto scrive sant’Ambrogio nella sua Spiegazione del Credo, risalirebbe ai «santi apostoli, che in una loro riunione fecero una sintesi della fede cristiana perché si comprendessero rapidamente e in breve tutte le verità credute».
In una sintetica introduzione, vengono fornite le coordinate fondamentali per inquadrare il «Credo apostolico» nel suo alveo storico-teologico e si sottolinea come in effetti i suoi pilastri portanti siano soltanto tre: «Credo in Dio, Padre onnipotente»; «Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore»; «Credo nello Spirito Santo». Per González-Carvajal, infatti, «la Chiesa – insieme alla comunione dei santi, il perdono dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna – fa parte dell’opera santificatrice dello Spirito Santo».
Seguono quindi 16 capitoletti, dove vengono riletti e spiegati tutti i passaggi principali del Simbolo apostolico.
Come lascia intuire il titolo, una delle novità più importanti di questo breve commento consiste nel fatto che gli articoli di fede vengono trattati in un confronto aperto con le molte domande e le perplessità che scaturiscono dal mondo contemporaneo, come per esempio quelle sul rapporto tra scienza e credenza cristiana, sulla dimensione del male gratuito dei campi di sterminio, sul problema della condanna eterna dell’inferno, sulle tante difficoltà della Chiesa nella modernità e sull’interpretazione corretta della vita eterna.
LUIS GONZÁLEZ-CARVAJAL
Il Credo spiegato ai cristiani un po’ scettici
Bologna, EDB, 2021, 192, € 15,00.