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Un libro «composito», costituito da due parti che si richiamano a vicenda, benché non risultino mai l’una il doppione dell’altra. L’ultima, più recente, fatica editoriale del gesuita p. Bartolomeo Sorge è difatti composta, per un verso, dai «tre sogni» che hanno orientato l’intero suo percorso spirituale e intellettuale, credente e culturale, umano e sacerdotale e, per altro verso, dai «sette segni» che si sono inverati nella sua vicenda biografica, ormai lunga novant’anni.
I tre sogni sono la santità, cui l’autore ha anelato nel feriale compimento del suo ministero presbiterale e delle sue mansioni religiose; la costruzione della città a misura d’uomo, tentata soprattutto a Palermo; il rinnovamento ecclesiale, ossia una riforma intesa sotto la cifra moderna dell’aggiornamento, nel solco del Vaticano II, durante i molti anni trascorsi a Roma presso La Civiltà Cattolica.
I sette segni sono il dono della vocazione, di cui l’autore ha una concezione sponsale (la chiamata paragonata al tempo dell’innamoramento, il discernimento e la formazione presentati come il tempo del fidanzamento, la consacrazione vissuta con gioia nuziale); l’attuale cambiamento epocale, affollato di tanti segni dei tempi; la Parola di Dio come luce necessaria per discernerli; lo Spirito Santo, dono battesimale, accolto sacramentalmente anche nella confermazione e nell’ordinazione; la preghiera personale, quella del cuore umano che parla al Cuore di Dio; l’Eucaristia, culmine e fonte dell’esperienza credente; la provvidente maternità della Madonna, Mater Divinae Gratiae, punto di partenza e di arrivo di tutto questo cammino.
Il libro è un’intervista. È in parte biografia, firmata da Maria Concetta De Magistris, religiosa della Comunità monastica di Citerna (Pg), e in parte autobiografia. L’intreccio di biografia e autobiografia ne fa un’autentica dilogia.
Tre sottolineature si possono fare nel libro. La prima riguarda il ritratto del gesuita che ne emerge. Per la De Magistris, p. Sorge impersona il «gesuita dei tempi nuovi»: «Perché un prete sia credibile, oggi si esige che comprenda le nuove sfide sociali e culturali, conosca i problemi della gente, li condivida e contribuisca ad affrontarli». Insomma, urge che il prete sia samaritano più che levita, agile nello scavalcare gli steccati del sacro e della sacrestia.
La seconda sottolineatura riguarda il cambiamento epocale, che p. Sorge vede accadere nei sessant’anni del suo sacerdozio, e il discernimento dei segni dei tempi che egli ha elaborato per affrontarlo. Questo discernimento si realizza in virtù dello Spirito Santo e alla luce del Vangelo.
Molto bello è il discernimento che l’autore fa di questi segni nelle varie stagioni della sua vita – dall’Elba a Gallarate, da Roma a Palermo, da Milano di nuovo a Gallarate – alla luce di Gen 46,3-4: «Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te una grande nazione. Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare».
In questa prospettiva, il discernimento dei tempi è pure un esercizio profetico, o ermeneutico, dato che il profetismo non è preveggenza del futuro, ma comprensione profonda di quanto accade già. Per questo l’autore vede con lungimiranza ciò che dev’essere dismesso e ciò che dev’essere intrapreso. Sono significative, a questo proposito, le pagine che egli dedica al passaggio dalla modernità alla postmodernità, e dalla civiltà industriale a quella informatica.
Qui p. Sorge dà un saggio di ciò che egli sa fare magistralmente: l’analisi politica di teorie come la fine della storia e lo scontro di civiltà. Nel suo caso, però, la politologia non è mera analisi scientifica del dato sociale e culturale, bensì «discernimento dei tempi». La politologia, difatti, per lui, è anche ecclesiologia, perché interpreta i cambiamenti della Chiesa nell’orizzonte secolare e secolarizzato in cui essa vive e opera.
La terza sottolineatura riguarda la provvidente presenza mariana nella vicenda dell’A. Il ricordo grato nei confronti della Mater Divinae Gratiae – icona della Madonna da cui p. Sorge si è sentito sempre accompagnato e che ora ha ritrovato a Gallarate, dove risiede – colpisce il lettore e gli fa capire che la devozione è una dimensione importante della spiritualità cristiana. Nel caso personale di p. Sorge, è persino una cifra esistenziale, quasi il sigillo di una lunga «vita devota». Per questo, l’incipit del libro è una lettera alla «Cara Mater Divinae Gratiae»: un modo bello, e geniale, di confidare, quasi agostinianamente, le proprie confessioni.
BARTOLOMEO SORGE
I sogni e i segni di un cammino
a cura di NICOLA ALESSI
Aosta, LeChâteau, 2019, 152, € 15,00.