Federico Rampini
I CANTIERI DELLA STORIA
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Società, nazioni e imperi crollano, ma anche rinascono. Questa è la buona notizia dello studio di Rampini, che attraversa trasversalmente periodi decisivi della storia mondiale: l’Impero romano, la lotta contro lo schiavismo, le crisi economiche e le ricostruzioni del dopoguerra.
Insieme al tema della rinascita, un altro aspetto messo in rilievo è la complessità degli elementi in gioco in questi eventi, come, ad esempio, a proposito della Guerra di secessione negli Usa per l’abolizione della schiavitù.
Il profondo intreccio di problematiche esplose nel conflitto mostra il differente percorso storico, economico, sociale e culturale degli Stati del Nord rispetto a quelli del Sud: «Lo schiavismo mantenne l’economia del Sud in una situazione di arretratezza, la disponibilità di una manodopera a buon mercato ritardò la sua modernizzazione. I latifondisti erano a loro volta in una “trappola ereditaria”: avevano ricevuto in lascito un sistema di sfruttamento molto redditizio, ma anche degradante, pericoloso e instabile» (p. 42). Per quanto riguarda il Nord, le condizioni di vita di un operaio delle grandi industrie non erano molto migliori di quelle degli schiavi costretti a lavorare nelle piantagioni.
L’armistizio del 1865 mise fine solo in apparenza alla conflittualità tra le parti, lasciando un rancore di fondo. Anche i diritti degli afroamericani, in nome dei quali si scatenò una guerra sanguinosissima (700.000 morti), rimasero di fatto lettera morta fino alla presidenza Johnson, e ancora oggi l’«uguaglianza» è una parola più sbandierata che attuata. Il movimento antirazzista diventa sempre più popolare, ma rischia di trasformarsi in un fenomeno cool, una versione aggiornata dell’America puritana.
La rapida rinascita del Giappone dopo la sconfitta è un altro argomento intrigante. Pur priva di materie prime, questa nazione diventa in breve la seconda potenza mondiale. Una sorpresa che si mostra già dalla maniera con la quale la popolazione collabora all’occupazione statunitense, smentendo facili cliché: un Paese distrutto e ridotto alla fame mette rapidamente da parte l’ideologia militare per dedicarsi alla ricostruzione. Aiutata in questo, come in Germania Ovest, da una classe politica attenta al bene della nazione e ai legami comunitari. Il miracolo economico è stato preceduto da un miracolo politico.
Il Giappone è stato però anche favorito dal desiderio statunitense di non umiliare il nemico (l’errore che aveva portato alla Seconda guerra mondiale), ma di aiutarlo a rinascere: «Una parte delle riforme calate su Tokyo si ispira a quel modello sociale con cui l’America degli anni Trenta ha cercato di attutire le sofferenze della grande depressione» (p. 165).
Un modello che si rivela in effetti vincente anche per la ricostruzione in Europa: «investimenti pubblici per far ripartire la crescita, nel quadro di un’economia aperta, con lo smantellamento dei protezionismi» (p. 122). Sono investimenti in cui si presta a fondo perduto, eppure proprio così entrambi i contraenti ci guadagnano. È quello che viene chiamato il «gioco a somma positiva, in cui l’arricchimento di un soggetto non impoverisce l’altro, anzi» (p. 122).
Sono storie che mostrano luci e ombre. Anche quei giganti conoscono una stasi: il Giappone nel 1989; gli Usa nelle frequenti crisi economiche, ben presto esportate nel resto del mondo. Ma nelle diversità delle situazioni emergono punti in comune alla base della rinascita: l’altruismo; una politica priva delle miopi preoccupazioni di gestire i propri interessi; la fiducia della popolazione nelle istituzioni: una fiducia guadagnata grazie a governanti che hanno vissuto il loro compito come un servizio alla nazione e non come mero tornaconto personale.
FEDERICO RAMPINI
I cantieri della storia. Ripartire, ricostruire, rinascere
Milano, Mondadori, 2020, 252, € 19,00.