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In questo articolo vogliamo riflettere sulle condizioni di possibilità della trasmissione della fede alle nuove generazioni.
Quali nutrienti sono necessari al terreno nuovo dell’infanzia e della gioventù odierne, affinché siano in grado di accogliere la fede dei nostri antenati? Quali disposizioni dovremo coltivare nell’interiorità di ogni persona in crescita, per far sì che l’incarnazione del Dio di Gesù trovi un presepe in cui nascere? Come si può appianare progressivamente la via, affinché la manifestazione del Cristo interiore avvenga nella vita di coloro che ci succederanno nel tempo?
Indugiare, durare, soffermarsi per percepire oltre le cose
Affinché le cose rivelino il loro significato, l’aura che contengono e il loro essere profondo al contatto con la nostra sensibilità, con ogni evidenza è necessario dare loro il tempo per farlo. Tanto più oggi.
I bambini e i giovani, spesso, soffrono di un’immediatezza che conduce a una vita sedentaria. Gli schermi, trasmettendo incessantemente informazioni fugaci, li assorbono. La posizione statica del corpo, immobile, contrasta con l’inquietante mole di informazioni, attrazioni, conoscenze e intrattenimenti che vengono proiettati a uso quasi esclusivo delle mani e della mente.
Allo stesso tempo, fin da piccoli essi vengono investiti da una quantità di compiti, di attività sportive, di corsi finalizzati a sviluppare questa o quella competenza, per sgravare dalle mansioni di custodia i genitori impegnati a lavorare. Ciò genera in loro una sensibilità ipercinetica, ma sedentaria; ipermentale, ma senza il controllo delle emozioni; iperfisica, ma sconnessa dall’interpretazione di sé.
A questa situazione squilibrata va posto rimedio. L’infanzia e la gioventù della nostra epoca hanno bisogno di tempo per esplorare il mondo esterno e quello interiore. Affinché le cose possano attirarli anche per ciò che irradiano e non soltanto perché li stimolano ininterrottamente, i ragazzi devono avere la possibilità di annoiarsi, di concedersi l’ozio creativo…