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Il volume, frutto di un dottorato in Teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana, ripercorre il cammino di «Giacobbe figlio», così come viene presentato nella parte a lui dedicata dal libro della Genesi. Un cammino analizzato puntualmente a livello esegetico, mostrandone la scansione nel tempo, ma anche nel profondo del personaggio (non mancano nel testo i riferimenti alla psicanalisi), verso la conoscenza di sé, dell’altro e di Dio. Una vicenda scandita da conflitti e contrasti e che avrà notevoli conseguenze per le generazioni successive: dallo scontro drammatico con Dio presso il fiume Iabbok Giacobbe uscirà con un nuovo nome – «Israele» – e la benedizione ricevuta riguarderà «tutte le famiglie della terra» (Gen 28,14). Giacobbe è anche simbolo della dimensione relazionale e intergenerazionale di ogni vicenda umana: aspetti non a caso essenziali dell’uomo biblico, che hanno stimolato, oltre all’esegesi, la letteratura, la storia, la filosofia e la psicologia.
Considerata l’importanza del personaggio Giacobbe, l’ultimo grande patriarca, stupisce la presenza di episodi eticamente discutibili. Più di una volta la narrazione indugia sull’astuzia di Giacobbe: un’astuzia ingannatrice nei confronti dello zio Labano, per ottenere in moglie Rachele; l’inganno verso il padre e il fratello, per carpire la benedizione e la primogenitura. Giacobbe è patriarca, ma non eroe nel senso classico; la sua astuzia è egoistica e lo porta a fuggire le conseguenze dei suoi gesti: quando, da padre, deve esercitare l’autorità – ad esempio, in occasione della violenza a Dina e della rappresaglia dei figli o, nel ciclo successivo della Genesi, in occasione della scomparsa dell’amato Giuseppe –, egli non interviene, ma puntualmente «si chiude nella difesa della sua incolumità» (p. 16).
La vicenda di Giacobbe mostra così uno spaccato simbolico della storia della salvezza, che si incrocia strettamente con la storia ordinaria, fatta di meschinità, raggiri, doppiezze, ma dove si manifesta anche un disegno più grande, che tiene misteriosamente unite fedeltà di Dio e infedeltà dell’uomo, progetto e casualità, alleanza e contrattempi. Un esempio di tale intreccio si può trovare nell’analisi delle due benedizioni di Isacco a Giacobbe (cfr Gen 27,27-29; 28,3-4).
L’analisi dettagliata di questa sezione della Genesi mostra non a caso come al suo centro si trovi proprio la polarità benedizione/elezione (strettamente legata, a sua volta, al tema della terra e della discendenza): una polarità che indica che Dio rispetta le scelte dei suoi interlocutori, ma che nello stesso tempo rimane sempre fedele alle sue promesse di salvezza.
Nel corso del libro si ricorda più volte come la parola di Dio venga a illuminare e a conferire una svolta imprevista agli avvenimenti. Gli eventi della vita di Giacobbe – quelli ordinari come pure quelli drammatici (la nascita, la fuga da Esaù, la lotta con il misterioso personaggio) – sono scanditi da altrettante profezie che la storia successiva renderà chiare, e che mostrano la presenza costante di Dio in queste vicende: una presenza discreta, ma «benedicente», attenta a rilevare il bene che ne potrà scaturire. Questa presenza è indicata dai nomi che caratterizzano gli avvenimenti: Israele («l’uomo che vide [l’angelo di] Dio»), Peniel («faccia di Dio»), Betel («casa di Dio»).
Il libro esplora e dipana i molteplici fili narrativi di questa sezione, mostrando la ricchezza di significati legati alla figura di Giacobbe, «il primo personaggio di cui è narrato un sogno, il primo amante appassionato, il primo lavoratore divenuto possidente, il primo lottatore per l’affermazione di sé e del proprio desiderio, l’unico uomo che abbia combattuto con Dio e l’ultimo patriarca», a cui è legato nei secoli successivi il nome della terra e del suo popolo: Israele (p. 17). Nel farlo, come si accennava, non si teme di riprendere il contributo delle scienze umane, in particolare della filosofia e della psicanalisi.
Questi contributi tuttavia non si sovrappongono all’originalità del testo, ma rappresentano piuttosto un aiuto a cogliere la ricchezza propria dell’esegesi biblica: un’esegesi per lo più narrativa (una close reading, come viene chiamata, riprendendo Jean-Pierre Sonnet), che entra in dialogo con i possibili interlocutori di volta in volta interpellati dalle molteplici tematiche presenti nel testo (e alle quali vengono dedicati anche alcuni excursus di approfondimento).
Questo libro è un lavoro articolato e posto su più livelli, che aiuta indubbiamente ad apprezzare la ricchezza di questa sezione della Genesi, mostrandone la genialità anche sotto il profilo letterario. «Con la vicenda di Giacobbe forse è nata anche la prima – o una delle prime – identità narrative della letteratura d’occidente. E, con ciò, una delle prime storie di individuazione» (p. 527).
EMANUELA ZURLI
Giacobbe in cammino verso sé e verso l’altro (Gen 25,19–35,29)
Assisi (Pg), Cittadella, 2018, 592, € 27,00.