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Un ritorno? Una riproposizione di un fantasma del passato? O qualcosa di assai più profondo, che non ha a che fare solo con quello che un tempo era l’articolo di fondo della prima e, soprattutto, della terza pagina dei quotidiani? Il libro di Gianni Andrei Fiori nascosti ci porta inesorabilmente nei meandri della terza ipotesi, perché già il sottotitolo Santi, fantasmi e altre meraviglie in forma di elzeviro suggerisce un allargamento di campo, oltre le definizioni tecniche, verso uno sguardo profondo sul mondo.
L’A., tra l’altro, ci offre già con la sua storia un elemento di sostegno a questo cammino interdisciplinare, fatto di ingegneria e di docenza, di impegno nell’associazionismo cattolico, di collaborazioni editoriali e di libri in cui poesia, saggistica, racconto sono parte integrante di una visione del mondo globale. Elzeviro come nuovo percorso a partire da una lettura – ad esempio, la scomparsa di un personaggio, un viaggio o un incontro ecc. –, e quindi come vita.
Questo libro rappresenta anche lo svolgersi di una lotta: non contro altre interpretazioni della vita, come quella materialistica o atea, ma contro quella rassegnazione al «qui e ora» accentuata e assecondata da mode e consumismi che devono per forza eliminare qualsiasi pensiero «ulteriore», ossia che vada oltre «questo mondo tecnico-artificiale […] ed ora anche falso e virtuale, che abbiamo artatamente costruito e di cui abusiamo» (p. 170).
Uno sguardo a 360 gradi sul mondo e i suoi ospiti, confortato anche dalla conoscenza delle personalità ricordate, come Emilio Segrè, Carlo Mazzantini, Giorgio Petrocchi, ma anche dalla lettura profonda di scrittori, come Buzzati, Pavese, Hemingway, Silone, Mancinelli, solo per citarne alcuni; di artisti, come Michelangelo e Renoir, o anche di eventi di confine in cui scienza, letteratura, cronaca e storia diventano un tutt’uno.
L’elemento più interessante di questo libro è una naturale e discorsiva capacità di essere collegato con la dimensione della fede. Non un credere sbandierato o calato dall’alto nelle righe di notazioni che potrebbero sostenersi da sole, ma il risultato di una fusione profonda tra materia e spirito, in cui tutto sembra disporsi in un cammino non scevro certamente da ostacoli, lutti, crisi, ma nel quale questi elementi formano un naturale fluire, in cui ogni momento è prezioso e rivelazione d’altro.
Santi, come Filippo Neri o il Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, vengono qui ricordati nella loro semplice assertività, nel senso che non hanno avuto bisogno di parole roboanti o di proclami. Eppure essi hanno ispirato libri, spettacoli musicali e un romanzo – nel caso del Curato d’Ars – tra i più enigmatici del Novecento, Sotto il sole di Satana, di Georges Bernanos. È una storia in cui la fede non è un percorso rettilineo, ma un sentiero nascosto, in cui innocenza e amore per gli altri sono messi a rischio da un diabolico che non è ghigno, ma talvolta insperata – e temuta – compagnia in un viaggio notturno.
Merito di questo libro è proprio l’essere riuscito a proporre due elementi apparentemente fuori delle mode dettate dai tempi di consumo – l’elzeviro e la fede – in una dimensione unica, in cui Dio e umanità, scrittura e arte, insegnamento e viaggio si compenetrano proprio in questi ferrei tempi di mercati e di guerre. Esempio di come potrebbe essere un’esistenza in cui il credere non è osservanza di regole formali, ma sguardo verso l’altro e i suoi luoghi, arte dell’incontro, scambio non mercificato, ma portatore di nuove, intense e non materiali ricchezze.