Quali sono i collegamenti tra gli Esercizi spirituali (ES) di sant’Ignazio di Loyola e la «conversione ecologica», come viene definita nell’enciclica di papa Francesco Laudato si’ (LS)[1]? È un campo da esplorare. Anzi, probabilmente esso si apre a molte possibili «esplorazioni», dal momento che, a mio avviso, non c’è una lunga e consolidata tradizione e/o esperienza in questo settore. Ci troviamo davanti a nuove porte da aprire e a nuovi territori in cui addentrarci, che a qualcuno di noi potrebbero apparire percorsi discutibili. In altri casi, esplorarli richiederà tempo: bisognerà che essi vengano sperimentati più a fondo, ben compresi e infine maturati abbastanza da poter essere condivisi e adottati da altri. È dunque in questo contesto di «modalità esplorativa» che mi sembra utile e opportuno delineare innanzitutto il nostro orizzonte comune e la nostra visione del mondo sottostante, se non vogliamo smarrirci.
Qual è il paradigma comune? È quello dell’«ecologia integrale», che papa Francesco ci offre nella Laudato si’, in particolare nel capitolo 4. Poiché l’ecologia integrale può sembrare una nozione vaga, e poiché esistono vari modi per definirla, qui ne proporrò innanzitutto una definizione come paradigma relazionale. Poi cercherò di presentare un esempio di come questa visione del mondo possa essere applicata alla crisi ecologica e sociale che sta attraversando la nostra epoca, il periodo storico che possiamo chiamare «Antropocene»[2].
Ecologia integrale: un paradigma relazionale
In effetti, quando guardiamo il mondo immerso nella crisi dell’Antropocene, i tempi possono sembrare ostili e cupi, o almeno instabili e insicuri, come nella «contemplazione dell’Incarnazione» degli Esercizi spirituali (cfr ES 101-109). Può anche darsi che constatare questa situazione ci porti alla disperazione, al cinismo, alla rabbia, ma sappiamo che questo tipo di reazione ci conduce alla morte, almeno a quella spirituale. Non è da qui che bisogna partire, o almeno non dobbiao soffermarci su questo punto.
Con un esercizio della fantasia, immaginiamo un luogo della Terra che conosciamo e amiamo. È un dono prezioso identificare un luogo sulla Terra che ci dà vita, pace e speranza. Ognuno di noi ha un «luogo sacro», un angolo del creato dove si sente accolto e a casa. Quando siamo tentati di disperarci, possiamo tornare interiormente a quel luogo sacro. Questo è un buon esercizio spirituale di ecologia integrale, perché, se intratteniamo una simile relazione vivificante con il creato, siamo aiutati a coltivare anche le relazioni con noi stessi, con gli altri esseri umani e con Dio.
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