Nella Liturgia delle Ore di rito romano, il Cantico dei tre giovani nella fornace (Dn 3,51-90) ricorre molto spesso: viene recitato o cantato ogni domenica, oltre che nelle solennità e nelle feste.
Questo cantico non è stato molto studiato, perché non esiste in ebraico. In effetti, il libro di Daniele è giunto a noi essenzialmente in due forme: la prima è in ebraico, e per alcuni capitoli in aramaico (una lingua vicina all’ebraico, ma più recente); la seconda è una traduzione greca del testo ebraico-aramaico, ma con l’aggiunta di alcuni capitoli, come la storia di Susanna. Il testo originale in ebraico e aramaico fa parte della Bibbia ebraica, l’unica riconosciuta da ebrei e protestanti; la versione greca è stata realizzata dagli ebrei intorno al 200 a.C. ed è il testo riconosciuto come canonico da cattolici e ortodossi.
Per comprendere meglio questo cantico e per apprezzarne la bellezza, è importante scoprirne la composizione: bisogna evidenziarne l’architettura, riconoscerne gli elementi, vedere cosa li distingue e li unisce, individuare, come in una chiesa romanica o gotica, dove si trova la chiave di volta, la pietra che assicura la coerenza dell’insieme. Per fare questo, è necessario conoscere le leggi specifiche che regolano la letteratura semitica orientale: leggi che sono molto diverse dalle regole della nostra letteratura occidentale, greca e latina. Eccone soltanto tre, ma che saranno decisive per il Cantico dei tre giovani: la prima è l’elevata frequenza di composizioni concentriche; la seconda è la legge della citazione al centro; e la terza è la frequenza del numero sette, il numero per eccellenza della totalità.
Il Cantico si apre con una strofa in cui il poeta si rivolge al Signore, benedicendolo e lodandolo, cantando, esaltandolo e glorificandolo[1]. Ogni versetto inizia con «Benedetto» e termina con «nei secoli (dei secoli)»:
52Benedetto sei tu,Signore, Dio dei nostri padri,e lodato e sovra-esaltato nei secoli.E benedettoil nome santo della tua gloriae sovra-lodato e sovra-esaltato nei secoli dei secoli.
53Benedetto sei tunel tempio della tua santa gloria,e sovra-cantato e sovra-glorificato nei secoli dei secoli.
54E benedetto sei tusul trono del tuo regno,e cantato e sovra-esaltato nei secoli.
55Benedetto sei tu,che guardi gli abissi, seduto sui cherubini,e lodato e sovra-glorificato nei secoli.
56Benedetto sei tunel firmamento,e cantato e glorificato nei secoli» (Dn 3,52-56).
Dopo questa introduzione, rivolta direttamente a Dio, viene il corpo del Cantico: è una raccolta di 32 versetti, molto simili tra loro, perché ognuno termina con la stessa frase: «Cantate, esaltatelo nei secoli», tranne
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