Armando Matteo
EVVIVA LA TEOLOGIA
La scienza divina
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«Di tutte le scienze, la teologia è la più bella, quella che dà un maggiore slancio alla testa e al cuore, che più si approssima alla realtà umana, che dà lo sguardo più chiaro alla verità, obiettivo di ogni scienza […]. Ma di tutte le scienze la teologia è anche la più difficile e pericolosa» (p. 77): queste parole del teologo protestante Karl Barth forniscono anche il percorso di questo libro.
Esso prende le mosse dalle caratteristiche peculiari con le quali l’essere umano «cerca di decifrare il mistero del senso». «Mistero» non vuol dire affatto rinuncia al capire, ma è un termine che viene dal greco myō («serrare»). Come l’uomo miope deve guardare attentamente per capire, così il mistero richiede fatica e il massimo dell’attenzione per poter trovare il senso della vita. Anche l’etimologia della parola «Dio» – da dies, divus, dyauh – è legata a tale ricerca, «ha a che fare con una costellazione di significati tutti inerenti all’universo della luce: Dio è colui che possiede una luce così splendente da potersi identificare con essa» (p. 30). Ma ogni parola dell’uomo su Dio è una risposta all’iniziativa di Dio nei confronti dell’uomo: «La teologia è convinta di trovare la luce in grado di illuminare quell’appassionata ricerca della verità che da sempre tormenta il genere umano» (p. 11).
La teologia a cui pensa l’autore è quella cristiana, che nasce dall’evento Gesù e dalle scritture che ne narrano le vicende: anzitutto i Vangeli («prima bottega della scienza teologica», p. 51) e la loro trasmissione lungo la storia, incrociando le culture e le situazioni più diverse. Da questa elaborazione viene l’altro pilastro della teologia: i padri della Chiesa, «gli autori cristiani dell’antichità che a diverso titolo hanno contribuito a dare forma al movimento di fede attorno a Gesù» (p. 89). Alcuni di essi vengono definiti «dottori della Chiesa», per attestare l’importanza della loro riflessione per lo sviluppo della dottrina cristiana.
La spaccatura che si è avuta all’interno della Chiesa nel corso della modernità – a opera della Riforma protestante, ma anche delle nuove filosofie che invitavano a dubitare di tutto – vede la ripresa di un altro modo di presentare il mistero cristiano: l’apologetica, la difesa di una verità di fede contro i suoi oppositori. Un lavoro enorme, encomiabile, ma che non raggiunge i risultati sperati, perché il criterio di riferimento indiscusso è la ragione, cartesianamente intesa, e sempre meno le fonti della rivelazione.
Tutto questo ci fa capire che la riflessione teologica dialoga con le culture del tempo. Non a caso nella teologia contemporanea sono presenti tematiche prettamente postmoderne, come la libertà, gli affetti, le relazioni, la ricerca di senso.
Insieme al proliferare delle proposte teologiche e alla complessità della loro elaborazione si nota però anche una crescente diseducazione alla fede, che mostra la frattura tra Vangelo e cultura. La teologia avrà sempre meno a disposizione il contributo della filosofia (come invece è stato per i dottori della Chiesa), e nemmeno il sentire comune le sarà di aiuto per la trasmissione del patrimonio di fede. Per il teologo del XXI secolo si tratta di una grande sfida, che coinvolge le strutture ecclesiali, chiamate a passare «dall’essere solo luoghi di celebrazione della fede al diventare soprattutto luoghi di generazione della fede» (p. 166). Solo così la teologia cesserà di essere ridotta a «cosa da preti», per rivendicare la sua originaria bellezza di narrazione del mistero, capace di rendere bella la vita dell’uomo.
ARMANDO MATTEO
Evviva la teologia. La scienza divina
Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2020, 192, € 16,00.