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Per sant’Agostino (354-430), l’essere umano è homo religiosus, e pertanto senza Dio è un’anima perennemente in pena. Non si può tuttavia assentire a una credenza religiosa senza pensare, e quindi non si può aver fede senza riflettere: «Del resto, anche credere non è altro che pensare assentendo» (De praedestinatione sanctorum, II, 5).
Partendo da questo assunto, Agostino dedicò molto tempo a riflettere sulle Sacre Scritture, utilizzando però un nuovo approccio ermeneutico, appreso nel 386 d.C. a Milano, ascoltando le prediche del vescovo Ambrogio. Di quest’ultimo lo colpì particolarmente non soltanto lo stile oratorio, ma anche il modo di commentare la Bibbia ricorrendo all’allegoria.
Tra i migliori prodotti letterari di questa nuova attenzione per la Sacra Scrittura abbiamo i Commenti alla Genesi, ora editi da Bompiani. Essi includono tre opere: La Genesi contro i manichei; Libro incompiuto sulla Genesi alla lettera; La Genesi alla lettera. Della prima opera, lo stesso Agostino nelle sue Retractationes (I, 10, 1) dice di averla scritta per opporsi agli attacchi dei manichei all’Antico Testamento e all’immagine del Dio veterotestamentario, contrapponendo loro il senso allegorico (secundum allegoricam significationem) delle Scritture.
Agostino però sentiva di doversi spingere oltre l’interpretazione metaforica e simbolica; perciò mise mano prima al De Genesi ad Litteram Imperfectus e poi al monumentale De Genesi ad Litteram, composto da ben dodici tomi. Questi due testi si intitolano La Genesi alla lettera, perché l’esegesi qui procede non tanto secondo il significato allegorico quanto in base ai dati di fatto, quindi soprattutto in chiave storica (secundum historicam proprietatem), ovvero secondo la natura dei fatti storici (secundum rerum gestarum proprietatem).
Sebbene in diverse altre opere agostiniane incontriamo riproposizioni del commento al libro biblico della Genesi (per esempio nei libri XI-XIII delle Confessioni), questi tre testi rappresentano le trattazioni più organiche e che ci aiutano meglio a capire l’evoluzione dell’ermeneutica agostiniana dall’epoca della sua conversione all’età più matura. La grandezza dell’esegesi di Agostino risiede anche nel fatto che egli è stato uno dei primi ad aver distinto le verità religiose dalle concezioni scientifiche del mondo. Infatti, Agostino afferma chiaramente in un’altra opera che Dio Christianos enim facere volebat, non mathematicos, «voleva formare cristiani, non astronomi [matematici]» (Contra Felicem Manichaeum I, 10).
Ne consegue che anche il primo libro della Bibbia, che parla della creazione del cosmo, va inteso in senso religioso o salvifico, e non certo in senso astronomico. In breve, per usare le parole stesse di Agostino, il racconto della Genesi deve essere innanzitutto esaminato dal punto di vista storico (secundum historiam) e in secondo luogo nel suo significato profetico (secundum prophetiam), e poi si potrà valutare la conformità di tutto questo alla lettera della Scrittura (secundum litteram).
Per completezza, vogliamo infine ricordare che in un altro testo, il Contra Faustum Manichaeum, il vescovo di Ippona introdusse anche l’importante strumento dell’interpretazione analogica.
AGOSTINO
Commenti alla Genesi
a cura di GIOVANNI CATAPANO – ENRICO MORO
Bologna, Bompiani – Giunti, 2018, 1792, € 50,00.