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ABSTRACT – Francesco Guccini, nato nel 1940, vissuto tra Modena, Bologna e Pàvana, rimane tra i più grandi cantautori italiani del dopoguerra. Una sua canzone – «Addio» (2000) – ci aiuta a enunciare e comprendere alcuni aspetti autobiografici: Figlio d’una casalinga e di un impiegato, / cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna / che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia […] Io, sempre un momento fa campagnolo inurbato, / due soldi d’elementari ed uno d’università, / ma sempre il pensiero a quel paese mai scordato / dove ritrovo anche oggi quattro soldi di civiltà… In queste strofe, quasi recitate più che cantate, è lo stesso cantante che presenta le proprie origini, modeste ma colme di senso civile, poetico e politico. Guccini sin dagli anni Sessanta ha interpretato la propria storia attraverso canzoni che affrontano le tematiche vitali dell’umanità: il trascorrere del tempo, la complessità dell’amore e delle relazioni umane, i sentimenti del dolore e della gioia, la freschezza della gioventù e la fatica della vecchiaia.
Come egli stesso afferma nel brano «Una canzone» (2004), è costituita da una penna e un foglio, così fragili tra queste dita […] ma può essere complessa come la vita. Se infatti, da una parte, la poetica elaborata dal cantante assume le forme della quotidianità, dall’altra, la sua scrittura trascende la storia stessa per condurre l’ascoltatore in una dimensione più alta ed esistenzialmente complessa.
Guccini rimane in tensione tra una corrente che lo porta verso un non senso della vita – ma mai a un nichilismo esasperato – e un’altra, contrapposta, che lo conduce verso una comprensione fortemente simbolica della realtà quotidiana, che cerca di afferrare un’impressione di infinito continuamente minata dal dubbio. Anche Roberto Vecchioni, cantautore, così si esprime riguardo al senso della canzone di Guccini, in una recente intervista: «Io ho sempre parlato di emozioni per vivere, lui [Guccini] di dubbi per vivere».
Il dubbio, nella canzone di Guccini, viene spesso espresso in forma di domande, situate nella parte finale dei brani: le sue storie, infatti, spesso non si concludono con il cessare della musica e delle parole cantate, ma rimandano a una presa di posizione dell’ascoltatore, che fa propri quegli interrogativi finali, lasciati in sospeso dal cantautore.
La vocazione umana è, dunque, una ricerca costante perché, come dice sempre nella canzone «Addio», rispetto alla vita si è eterni studenti, perché la materia di studio sarebbe infinita / e soprattutto perché so di non sapere niente.
Guccini è il pensiero notturno, è il viandante che guida fin sul limite della notte per far intravedere l’alba, è il poeta che scruta l’oscurità e indica una possibile strada.
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FRANCESCO GUCCINI. NOCTURNAL SONG OF A WANDERER
Since the Sixties, Francesco Guccini, a singer-songwriter from Modena, has interpreted his own experience through songs that address the fundamental themes of humanity. These include: the passing of time, the complexity of love and human relationships, the feelings of pain and joy, the freshness of youth, and the fatigue of old age. His poetics are based on uncertainty and doubt that do not lead to exasperated nihilism, but constitute the element of possibility to make a profound existential journey, permeated by a continuous and infinite search for meaning.