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ABSTRACT – Prima degli sbarchi, che sono per mesi apparsi quotidianamente sui giornali e sui media, e delle tragedie del mare, che cosa accade ai profughi e ai rifugiati che attraversano il deserto? Una realtà presente nei media, ma di cui si ignorano i disastrosi risvolti umani e psicologici: uomini e donne sofferenti, bambini senza genitori o non accompagnati, anziani tristi e in lutto per i familiari uccisi.
Risponde il film Alganesh. All’orizzonte una speranza, delle registe Lia e Marianna Beltrami: sono madre e figlia che lavorano insieme. Lia, che con Marianna fa parte del gruppo Women for Peace a Gerusalemme, ha vinto il Leone d’oro per la pace 2017.
Il documentario presenta le conseguenze della guerra fratricida in Eritrea e il problema dei rifugiati in Etiopia. Dopo 20 anni di lotte si combatte ora un’altra battaglia: quella della sopravvivenza. Alganesh è il nome di una dottoressa eritrea che racconta l’esperienza di una vita dedicata ai rifugiati. E parla anche del traffico di esseri umani, delle ragazze vendute e violentate, del commercio degli organi, delle torture, dei morti raccolti nella via che attraversa il Sinai, dei cadaveri bruciati in volto per renderli irriconoscibili: sarebbero – a una stima affrettata – più di 10.000 i morti nella traversata del deserto, di cui non si sa assolutamente nulla.
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‘ALGANESH’ FROM HORROR TO HOPE
The film presents the consequences of the fratricidal war in Eritrea and the refugee problem in Ethiopia. What happens to those who cross the desert? This reality is present in the media, but its disastrous human and psychological implications are ignored: suffering men and women, children without parents or unaccompanied, sad elderly in mourning for family members who have been killed. After 20 years of struggle, another battle is now being fought: that of survival. Alganesh is the name of an Eritrean doctor who recounts the experience of a life dedicated to refugees; it also speaks of the trafficking of human beings, of girls sold and raped, of corpses whose faces have been burnt so as to make them unrecognizable.