Sono passati più di due anni da quando, il 24 febbraio 2022, Putin ordinò l’invasione dell’Ucraina, da lui definita «operazione speciale». Il Cremlino, male informato dai suoi generali e dalle sue spie, pensava che impossessarsi di Kyïv e instaurarvi un governo amico sarebbe stata una passeggiata: in realtà non fu così. Il lungo serpentone di mezzi militari diretti alla capitale e malamente dispersi e attaccati nel loro percorso è diventato il simbolo dell’impreparazione dell’Armata Rossa e della sua inefficienza. La resistenza opposta dall’esercito ucraino, già da allora in parte armato dagli occidentali, fu realmente eroica e collettiva. Putin dovette ridimensionare i suoi obiettivi di guerra, concentrandosi, a fine marzo, soprattutto sul Donbass e sulle regioni meridionali.
Grazie agli aiuti militari e finanziari dei Paesi occidentali, principalmente degli Usa – nonostante l’iniziale resistenza di questi a dare armi potenti e a lunga gittata, per non colpire il territorio russo –, gli ucraini riuscirono a bloccare il colpo di mano di Mosca su Kyïv e a liberare poco alla volta parte del territorio occupato dall’aggressore. Le due grandi controffensive portate avanti vittoriosamente dall’esercito ucraino si sono avute nell’autunno di quell’anno: la prima nella regione di Kherson, la seconda a sud di Kharkiv, entrambe condotte dal settembre al novembre 2022[1]. In particolare, le vittorie nell’area di Kherson, verso sud – che hanno costretto l’esercito russo a retrocedere –, hanno fatto credere che l’avanzata fosse quasi irresistibile e che la liberazione dei territori occupati dai russi fosse possibile: una meta da raggiungere al più presto – si pensava –, anche grazie all’arrivo di nuove e più potenti armi concesse dall’Occidente. «I colpi dietro le linee messe a segno dai missili a media gittata come gli Himars, le incursioni delle forze speciali, i raidnei cieli di Mosca»[2] hanno accresciuto la fiducia degli ucraini, che lottavano per liberare il loro Paese, come pure quella dei sostenitori occidentali, ma allo stesso tempo hanno sottovalutato la forza e la determinazione degli avversari[3].
Questi, infatti, nei mesi successivi si sono impegnati a stabilizzare il fronte. Hanno creato una serie di linee di difesa – scavando trincee, posizionando barriere, utilizzando denti di drago e altro ancora – che successivamente si sono rivelate molto utili nel bloccare l’avanzata degli ucraini. Inoltre, essi hanno rinfoltito i ranghi dell’esercito decimato nei mesi precedenti e, con una nuova mobilitazione di 300.000 uomini raccolti nelle regioni più periferiche della Russia, hanno
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