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Il contesto dell’articolo. Dal 27 settembre 2019 al 12 gennaio 2020, si è tenuta al Palazzo Strozzi di Firenze, una mostra dedicata a Natalia Goncharova.
Perché l’articolo è importante?
L’articolo inizialmente traccia un breve profilo di una delle protagoniste assolute della prima avanguardia russa. Il destino di Natalia non può essere separato da quello di Mikhail Larionov (1881-1964), pittore a sua volta, principale teorico dell’avanguardia e suo compagno di vita.
In particolare, l’articolo si sofferma su una sua opera. Nel 1912 Natalia Goncharova, «l’artista più ricca di colori», sconcerta il mondo delle prime avanguardie russe con le tele degli Evangelisti. La loro esposizione a Mosca generò perplessità; la stampa dell’epoca le descrisse come «il culmine della bruttezza» o «mostruosità». Le autorità furono costrette a ritirarle, mentre l’artista veniva quasi scomunicata dalla Chiesa.
La Goncharova rivendica invece il diritto di poter affrontare il tema del sacro non in maniera istituzionale, ma a partire da un atteggiamento contemplativo, che si fonda anche su un serio lavoro di ricerca.
L’originalità degli accostamenti cromatici e l’impiego di un principio nuovo di sculturalità si associano qui a una profonda interiorizzazione del tema, quella che fa degli evangelisti i portatori di un messaggio profetico all’alba delle guerre e delle rivoluzioni.
La serie di esperimenti pittorici che hanno condotto l’artista a questa maturazione del proprio linguaggio pittorico e le nuove strade aperte in seguito sono il nucleo dell’articolo, che aspira a restituire il polittico alla famiglia della grande icona russa.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- Qual è il ruolo difficile delle avanguardie nell’arte?
- In che senso la pittura della Goncharova, in specie quella degli Evangelisti, è accostabile alla grande tradizione iconografica russa?
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AN ICON FOR A CENTURY. The “evangelists” of Natalia Goncharova
In 1912, Natalia Goncharova, “the most colourful artist”, upset the world of the first Russian avant-garde with her paintings of the “Evangelists”. The originality of the colour combinations and the use of a new principle of sculpturalism are associated here with a profound internalisation of the theme, that which makes the evangelists the bearers of a prophetic message at the dawn of wars and revolutions. The series of pictorial experiments that led the artist to this maturation of her pictorial language and the new paths opened afterwards are the core of the article, which aspires to return the polyptych to the family of the great Russian icon.