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I primi numeri di Tex, pubblicati nel 1948, sono di nuovo in edicola, nel formato a strisce caratteristico dell’epoca, dove risalta il prezzo (Lire 15): è «l’albo più ricco al prezzo più povero!». Il 1948 è la data di nascita del personaggio creato da Giovanni Luigi Bonelli (detto Gianluigi: 1908-2001) e disegnato da Aurelio Galleppini, in arte Galep (1917-94).
Il suo nome originario era Tex Killer, che fu cambiato all’ultimo momento su proposta della moglie, Tea Bertasi, in Tex Willer, per evitare censure. Nel 1948 erano nati anche Topolino e Nembo Kid: Tex sembra la risposta italiana all’«invasione» straniera.
La nascita di Tex Willer
In verità i due autori, già lanciati nell’editoria con diversi fumetti, puntavano a un personaggio, Occhio Cupo: una storia di cappa e spada, che si rivelò subito un insuccesso, mentre riscuoteva le simpatie del pubblico Tex, che prende il nome non dal Texas, ma dall’insegna di un negozio genovese di tessuti, Tex Moda.
Chi è davvero Tex? Una studiosa dei fumetti attesta che l’eroe è un «amalgama di Daniel Boone, Davy Crockett e Buffalo Bill», gli eroi più popolari del Far West. Le loro storie erano una leggenda vivente e incarnavano il mito del Wild West; soprattutto puntavano alla condanna dei soprusi e delle ingiustizie.
Tex sembra riprenderne le caratteristiche: è un «uomo nuovo», libero dalle istituzioni e dalle leggi, ma sempre combattivo e intraprendente per ristabilire l’onore di chi è ingiustamente aggredito o condannato. Nella Guerra di secessione (1861-65) egli partecipa per l’abolizione della schiavitù.
Si potrebbe definire un «“cow-boy dal volto umano”, onesto, coraggioso, talora impulsivo, ma sempre pronto a gettarsi nella mischia per difendere i deboli e gli oppressi, bianchi o rossi che siano, dalle angherie dei corrotti, dei prepotenti, dei criminali, delle teste calde di ogni risma. In fondo all’animo, nonostante tutti gli sforzi del potere costituito di ingabbiarlo (salvo a ricorrere a lui ad ogni piè sospinto, non appena si manifesti un caso un po’ più complesso del solito), si è mantenuto l’irriducibile anarchico individualista che era in gioventù»…