SOGNO N. 1

Quaderno 3879

pag. 317

Anno 2012

Volume I

4 Febbraio 2012

 

MUSICA a cura di G. ARLEDLER Sogno n. 1, di Fabrizio De André: London Symphony Orchestra, arrangiamenti e direzione di G. Westley, Sony 88691907132 CD.La casa discografica e gli editori delle musiche, in accordo con la Fondazione Fabrizio De André, hanno deciso di collocare in internet tutte le clip relative ai dieci pezzi contenuti in questo cd, Sogno n. 1, nel comprensibile intento, oltre che promozionale, di allargarne la diffusione. A più di dieci anni dalla morte di De André (1940-99) si fanno più intense le iniziative per ricordarlo, come quella promossa dal Corriere della Sera tra il marzo e l’aprile 2011 intitolata Dentro Faber (soprannome derivato dalla predilezione per i pastelli omonimi) con otto dvd dedicati agli interessi e ai contenuti più significativi del mondo di Fabrizio, cioè «l’amore», «gli ultimi», «le donne», «l’uomo, il potere, la guerra», e poi «Genova e il Mediterraneo», «il sacro», «l’anarchia» e, infine, «poesia in forma di canzone».Questa pubblicazione il cui titolo, fra l’altro, richiama quello di un libro di Bruno Bigoni e Romano Giuffrida, è stata riproposta in un unico cofanetto nel dicembre 2011. È ricca di tante canzoni, concerti, documenti, interviste, testimonianze, anche molto rare, provenienti in gran parte dall’Archivio Rai: il tutto anche nel commento del figlio maggiore, Cristiano. Sempre quest’ultimo nel 2009 ha pubblicato un atteso cd-dvd dal titolo De André canta De André, prova di piena maturità come interprete e strumentista. Per tornare al Sogno n. 1, dall’elegante copertina in bianco e nero, con la silhouette del porto di Genova che si rispecchia nella Torre di Londra e viceversa, occorre scrivere che è qualcosa di più di una veste orchestrale aggiunta a dieci brani di Fabrizio De André. L’operazione di Geoff Westley — oltre che come orchestratore, è famoso per aver prodotto molti album di cantanti italiani: Baglioni, Battisti ecc. — ha cercato prima di tutto un’affinità personale con i brani da scegliere, invece di vederne le possibilità di realizzazione sul versante sinfonico, che in senso stretto riguarda soltanto la conclusiva «Nuvole», già nata soltanto strumentale grazie alla cura di Piero Milesi e, a tratti, «Preghiera in gennaio» e «Ho visto Nina volare». Così pure è vano cercare in Sogno n. 1 i pezzi più famosi di Fabrizio, come «La canzone di Marinella», a suo tempo cantata anche da Mina, o come «Bocca di Rosa» o, ancora, quelle su temi «classici» come «Caro Amore» sull’«Adagio» dal Concierto de Aranjuez di Joachín Rodrigo o «La Canzone dell’amore perduto» dall’«Adagio» del Concerto in re maggiore per tromba, archi e continuo di Georg Philip Telemann.Dopo ascolti ripetuti, si può notare che la ricerca di Geoff Westley si è dedicata piuttosto a colori, ritmi, pause particolari, a partire dalla voce di Fabrizio che, grazie all’elettronica, riascoltiamo con fedeltà e, sempre grazie alla tecnica, in duo con Vinicio Capossela in «Valzer per un amore» e con Franco Battiato per «Anime salve». I risultati da sogno di questo lavoro fanno auspicare altri coinvolgimenti dei colleghi di Fabrizio, magari un album intero con le più efficaci interpretazioni, come accaduto con una certa frequenza in passato, dalla «Canzone dell’eroe», interpretata da Luigi Tenco — a cui De André ha dedicato «Preghiera in gennaio», che apre la versione in cd — oppure, più di recente, «Via del campo», rivisitata dalla voce di Enzo Jannacci. Un’altra chiave di lettura di questa proposta inaspettata, arricchita dalla presenza prestigiosa della London Symphony Orchestra, una delle più rinomate orchestre al mondo, è quella dell’ascolto puro e semplice (non ci sono note nel piccolo album della versione Cd, ma solo i testi), ascolto che probabilmente offre provocazioni, spunti di riflessioni. Sono presenti diversi temi cari a Fabrizio De André: la condizione della donna in «Ho visto Nina volare» e gli odi e le ipocrisie in «Disamistade» (inimicizia o faida), entrambe da Anime salve; l’esperienza assai dura del sequestro (quattro mesi di prigionia, condivisi dalla moglie Dori Ghezzi, da parte dell’anonima sarda) in «Hotel Supramonte»; ma anche la religiosità profondamente umana, ma toccante di «Tre Madri» e «Laudate hominem» (con il coro) tratti dalla Buona Novella che, come è noto, è ispirata ai vangeli apocrifi; e infine, «Rimini», visione vacanziera e festaiola con sovrapposizioni di sottili e impensabili collegamenti con altre città, altri mari, altre situazioni, un mondo altrettanto onirico e fantastico come quello di Leonard Cohen («Nancy», «Giovanna d’Arco», «Suzanne»), anche questo presente in internet, nell’interpretazione dell’autore, di Fabrizio e di altri interpreti.

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