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ABSTRACT — Quelle di Raffaello Sanzio da Urbino e di Martin Lutero da Eisleben — entrambi classe 1483 — sono due vite parallele. Un caso della storia vuole poi che la prima commessa da giovane maestro del pittore urbinate consista proprio in una pala dedicata a san Nicola da Tolentino, patrono degli Eremitani di sant’Agostino, il legislatore dell’Ordine di Lutero.
Qui terminano però le consonanze tra i due. Infatti, il pensiero riformatore di Lutero sgorga proprio dalla contestazione dell’impianto culturale e teologico dell’umanesimo cristiano, reso in modo plastico e magnifico dalle opere dell’artista, in particolare nella Stanza della Segnatura, in Vaticano.
Infatti, la storia della Chiesa ha a lungo presentato il concilio di Trento (1545-63) come una Controriforma, ossia come una risposta cattolica alla teologia protestante. Tuttavia nel 1510-11, quando Raffaello e Lutero si trovano entrambi a Roma, gli assi portanti della Riforma tridentina si rivelano negli appartamenti di Giulio II, mentre Martin Lutero non ha ancora fatto nessuna delle grandi scoperte intellettuali e spirituali che costituiranno le basi del suo pensiero.
Queste ultime si manifestano, nel 1515, nelle lezioni sulla Lettera ai Romani e nella «esperienza della torre»; diventano pubbliche con la proclamazione delle Tesi del 1517; assumono un’espressione chiara a partire dai grandi testi del 1520; e trovano la loro formulazione classica nei 4 grandi «solo»: la sola Fede, la sola Scrittura, la sola Grazia, il solo Cristo.
Ora, se si entra nella Stanza della Segnatura tenendo presente queste cose, risulta chiaro che occorre rovesciare i termini della questione: è la teologia luterana che costituisce una «Controriforma» della teologia romana del tempo. Più precisamente, il fondamentalismo agostiniano di Lutero si oppone drammaticamente all’umanesimo cristiano che si era andato sviluppando fra il XIII e il XV secolo, particolarmente in Italia. Gli affreschi di Raffaello in Vaticano lo dimostrano in maniera sorprendente.