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ABSTRACT — I cattolici irlandesi, delusi e sconfortati dagli eventi e dagli scandali degli anni passati, sembrano aver in gran parte abbandonato la Chiesa-istituzione.
Ma quale tipo di cattolicesimo è entrato in crisi in Irlanda? Si tratta di cattolicesimo tradizionale che ha molti aspetti caratteristici. Ora, però, per rispondere alla secolarizzazione e alla delusione non sembrano efficaci né l’approccio di chi suggerisce un ritorno al cattolicesimo più tradizionale, culturalmente ormai irrilevante, né quello di chi propone di adottare un cattolicesimo completamente «extraistituzionale», «con Cristo ma senza Chiesa».
I dibattiti classici della teologia cattolica moderna sulla relazione tra istituzione e carisma (von Balthasar e Rahner), tra locale e universale (Ratzinger e Kasper), tra centro e periferia (Congar e Teologia della liberazione) e, soprattutto, l’eredità del Concilio Vaticano II offrono dei punti di riferimento più ottimistici per un rinnovamento della Chiesa irlandese in un modo che sia al tempo stesso fedele alla tradizione e aperto ai segni dei tempi e culturalmente rilevante.
La Chiesa non esiste per se stessa. Esiste in vista del Regno ed è fondata nell’incontro con Gesù Cristo. Joseph Ratzinger affermava: «Si potrebbe definire in modo molto conciso la Chiesa come il popolo di Dio che nasce dal Corpo di Cristo». Questo punto di partenza mette in luce il ruolo fondante della fede, della preghiera e della celebrazione liturgica per la vita della Chiesa. Qui viene richiesta una vera conversione. Il cattolicesimo irlandese corre il rischio di diventare solo un cattolicesimo culturale, privo di convinzione personale, ben diverso dalla chiamata universale dei battezzati alla santità affermata dal Concilio Vaticano II. Ma come può la Chiesa irlandese favorire questo incontro di fede con Gesù che ha trasformato così tante vite?
Una strada piena di speranza anche per l’Irlanda viene suggerita anche dal modello di Chiesa sinodale e collegiale che papa Francesco ha guidato durante il Sinodo sulla famiglia, un cammino «che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». La massima di papa Francesco «il tempo è superiore allo spazio» (Evangelii gaudium, n. 222 ss) ci spinge a impegnarci in processi che portano probabilmente a cambiamenti a lungo termine, e quindi duraturi, piuttosto che a risultati a breve termine, che spesso sono soltanto giochi di potere. Sembra che questo sia l’approccio giusto per la Chiesa cattolica irlandese di fronte alla crisi.