Il Sudan sembrava aver trovato la via della pace dopo la caduta dell’ex presidente Omar Hassan Ahmad al-Bashir nel 2019. Ma il Paese stenta a riprendersi e a ritrovare la serenità. Mentre c’è una piccola tregua nel vicino Sud Sudan, in Sudan i militari e un gruppo delle loro milizie hanno portato il Paese all’instabilità, con migliaia di vittime collaterali.
A parte la situazione in Darfur, i militari non vogliono che il Sudan inizi il processo di democratizzazione che lascerebbe spazio ai politici. È come se i militari non si sentissero più a loro agio nelle caserme. Nella regione del Darfur la situazione resta esplosiva e non si è ancora trovata una soluzione. Il conflitto tra l’esercito e le milizie che lo sostenevano – i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Fsr) – ha fatto precipitare il Paese nel caos, il cui esito è tutt’altro che rassicurante anche per gli Stati vicini, come il Ciad e la Repubblica Centrafricana, per citarne solo due.
Alla radice del conflitto
Il nuovo conflitto è scoppiato in Sudan il 15 aprile 2023. La guerra contrappone l’esercito regolare, guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, agli ex miliziani del Darfur, i paramilitari delle Fsr[1], guidati dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto «Hemedti». Questi due generali sono ben noti nella vita politica sudanese, avendo preso il potere con il colpo di Stato dell’ottobre 2021. In tale occasione, il generale al-Burhan aveva sciolto il governo guidato dalle autorità di transizione e aveva decretato lo stato di emergenza, pur essendo, fino a quel golpe, a capo del Consiglio di sovranità, la massima autorità della transizione, composta da civili e militari.
Il motivo dello scontro che ha gettato il Sudan nell’insicurezza è l’integrazione dei paramilitari nell’esercito. Al-Burhan non si oppone all’integrazione degli uomini guidati dal generale Dagalo, ma vuole imporre le sue condizioni, comprese quelle di ammissione e un limite di tempo per l’incorporazione. Il generale Dagalo, dal canto suo, reclama un’ampia integrazione e, soprattutto, il suo posto all’interno dello stato maggiore. Da qui la situazione di stallo, che ha portato al conflitto. All’inizio degli scontri, i paramilitari hanno accusato l’esercito di aver attaccato una delle loro basi a Khartoum. In precedenza, l’esercito aveva denunciato la mobilitazione e il dispiegamento di paramilitari nella capitale e in altre città senza l’approvazione o il coordinamento del comando delle forze armate.
Prima degli scontri del 15 aprile 2023, il portavoce dell’esercito aveva dichiarato che i combattimenti
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