«Non sto affatto pensando di proporle una ordinaria Vita di Gesù (ho sempre proibito ai miei ragazzi di andare a vederle!). Al contrario le propongo di scrivere un film dove si apprende e si imprime questa Vita senza mai vedere Lui, il Protagonista»[1]. È una richiesta chiara, decisa, quella fatta da don Lorenzo Milani (1923-67) al regista francese Maurice Cloche (1907-90). Il giovane prete toscano, all’epoca cappellano della parrocchia di San Donato a Calenzano (Firenze), scrive al cineasta d’oltralpe dopo aver visto il suo film Monsieur Vincent (1947). L’opera – premio Oscar come miglior film in lingua straniera nel 1949 – racconta la vita di san Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), sacerdote francese che dedicò la sua vita ai poveri, canonizzato nel XVIII secolo da papa Clemente XII.
Sebbene privo – secondo le sue stesse parole – della più «elementare nozione d’arte o di cinema»[2], senza aver mai incontrato Cloche, don Milani scrive al celebre regista per esortarlo all’ambizioso progetto di un film su Gesù. Il gesto è tanto più audace e inatteso se si considerano i dettagli della sua proposta, le cui intuizioni registiche appaiono sorprendenti e originali ancora oggi. L’invito di don Milani è al centro di due lettere da lui inviate al regista tra il dicembre 1951 e il febbraio 1952.
In questo articolo, a partire da qualche osservazione sul film Monsieur Vincent, punto di avvio del fecondo dialogo tra il sacerdote e l’artista, riprendiamo alcuni dei suggerimenti di don Milani a Cloche per evidenziarne il valore e la portata innovatrice.
«Monsieur Vincent» e don Milani
Possiamo senz’altro immaginare l’impatto del film dedicato alla vita di san Vincenzo de’ Paoli su don Milani. Giovane cappellano, sensibile all’ingiusta miseria – apparentemente senza via di scampo – di operai e contadini di San Donato di Calenzano, egli si rivede forse nei panni del santo francese, testimonianza esemplare di attenzione ai poveri e ai diseredati.
Una scena di Monsieur Vincent di Maurice Cloche.
Le affinità con il vissuto di don Milani sono manifeste sin dall’inizio del film. Monsieur Vincent inizia con l’arrivo del protagonista a Châtillon, la sua nuova parrocchia, nel pieno di un’epidemia di peste. Senza temere i contrasti con la «buona società» locale, Vincenzo de’ Paoli inizia subito a rimboccarsi le maniche per curare i malati. Nei primi minuti del film, la «pericolosità profetica» del nuovo curato – desideroso soltanto di testimoniare Cristo con autentica radicalità evangelica – è suggerita dalle
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