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Chiesa e spiritualità Cultura e società

Marilynne Robinson, l’esplorazione di uno spazio teologico

Diego Mattei

20 Aprile 2024

Quaderno 4172

Marilynne Robinson (foto: Christian Scott Heinen Bell).

«Per me, almeno, la scrittura consiste soprattutto nell’esplorare l’intuizione»[1]. Marilynne Robinson, nata a Sandpoint nel nord dell’Idaho nel 1943, è una delle scrittrici statunitensi più importanti della scena letteraria contemporanea, pur avendo pubblicato nell’arco di quarant’anni solo cinque romanzi e una serie di saggi brevi. A partire da Housekeeping[2] del 1980, in successione sono seguiti Gilead nel 2004, Home del 2008, Lila del 2014 e Jack nel 2020. Con Gilead Robinson ha vinto il Premio Pulitzer nel 2005.

Si tratta di una produzione misurata e concentrata a cogliere quanto si muove nel perimetro di alcune vite: al limite estremo, potremmo dire di una vita e di alcuni che con il loro sguardo ce la raccontano. A parte il romanzo di esordio, che fece vincere alla scrittrice il Pen/Hemingway nel 1982, i quattro successivi romanzi ruotano per lo più intorno alla figura di John Ames Boughton – Jack per amici e familiari – e si svolgono in tre dei quattro libri a Gilead, cittadina immaginaria dell’Iowa[3]. A rafforzare il senso della compattezza dell’opera di Robinson vi è la sostanziale coincidenza temporale tra le vicende descritte nel primo, Gilead, e nel secondo, Home (o Casa, nell’edizione italiana del 2011), narrate da due differenti punti di vista.

I quattro romanzi: il primo, «Gilead»

«Ieri sera ti ho detto che forse un giorno me ne andrò, e tu mi hai detto: - Dove? – E io: - A stare con il Buon Dio -. E tu: - Perché? – E io: - perché sono vecchio -. Hai infilato la tua mano nella mia e hai detto: - Non sei tanto vecchio, - quasi che questo sistemasse la questione»[4].

Così esordisce il romanzo Gilead, costruito come una struggente lettera, scritta da John Ames, reverendo congregazionalista settantasettenne, al figlio di sette anni Bobby. Come un Abramo dei nostri giorni, Ames lascia al figlio la storia della famiglia. Come Mosè sul monte Nebo, che vede dall’alto la Terra promessa[5], sa che del piccolo Bobby non vedrà mai la vita adulta; così nel diario gli trasmette gli insegnamenti maturati nel corso della sua lunga vita, trascorsa al servizio della comunità per la quale ha scritto e predicato ogni domenica. Attraverso le annotazioni dell’uomo emerge a contrario il calco della vita della cittadina di Gilead, con il suo ritmo lento, assonnato e provinciale.

Così, un po’ alla volta, il lettore viene informato delle vicende

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Marilynne Robinson, l’esplorazione di uno spazio teologico

Diego Mattei

Scrittore de La Civiltà Cattolica.


20 Aprile 2024

Quaderno 4172

  • pag. 143 - 157
  • Anno 2024
  • Volume II

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Letteratura Teologia

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