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ABSTRACT – In occasione della visita apostolica di papa Francesco nelle tre Repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) dal 22 al 25 settembre prossimo, è opportuno percorrere sinteticamente le vicende storiche di questi Paesi, anche dal punto di vista geopolitico, a partire dalla loro indipendenza nazionale dall’Unione Sovietica (1991).
Sebbene queste Repubbliche presentino diversi elementi comuni, ognuna di esse, soprattutto dal punto di vista economico, culturale e religioso, ha le sue peculiarità. Senza dubbio l’Estonia e la Lettonia hanno più punti in comune rispetto alla vicina (e prevalentemente cattolica) Lituania, a partire dalla presenza, nel loro territorio nazionale, di una significativa minoranza russa, che ancora oggi pone problemi di integrazione ed è motivo di attrito con Mosca.
Infatti, l’invasione russa della Crimea nel 2014 e l’inizio della «guerra a bassa intensità» in Ucraina (che ha provocato finora più di 10.000 morti), sono state avvertite come uno shock per i Paesi che si affacciano sul Mar Baltico. Essi ora esigono dall’Alleanza Atlantica, di cui fanno parte, lo schieramento nei loro territori di mezzi militari pesanti e la presenza di «battaglioni» di soldati, allo scopo di scoraggiare una possibile invasione russa. Questo fatto è considerato da Mosca come «un atto ostile». Tale stato di cose, secondo Putin, è iniziato nel 2004, quando le Repubbliche baltiche, dopo le consuete procedure, furono ammesse nell’Ue e nella Nato, e quindi allineate strategicamente (in funzione antirussa) agli interessi occidentali. Come risposta a questo evento, Mosca spostò un gran numero di armi pesanti, anche atomiche, a Kaliningrad, sul Baltico (nei pressi della Lituania), dove è ammassata la più grande concentrazione di armi in Europa. Quindi, a partire dal 2014 vi è stato un vistoso spostamento del baricentro strategico-militare della Nato verso Est, e della Russia verso Ovest.
Già dal 2007 molti esperti della materia guardavano alla Russia di Putin con preoccupazione, ma fino ai fatti di Crimea queste posizioni furono considerate dai leader politici occidentali come esagerate e, in ogni caso, non realistiche. Si riteneva che fosse impossibile pensare che un Paese occupasse militarmente una regione appartenente alla sovranità di un altro Stato, come era accaduto in passato.
Le motivazioni di ordine economico e geopolitico ci inducono però a un maggiore ottimismo rispetto alle previsioni dei capi militari. Infatti, sia per Berlino sia per Mosca il Baltico è un mare «strategico», importantissimo per i traffici con il «resto del mondo».
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THE BALTIC REPUBLICS
On the occasion of Pope Francis’ apostolic visit to the three Baltic republics (22-25 September), it is opportune to briefly trace the geopolitical history of these countries, commencing from their national independence from the Soviet Union in 1991. Although these republics have different common elements, each of them, especially from an economic, cultural and religious point of view, has its own peculiarities. No doubt Estonia and Latvia have more points in common than neighboring Lithuania, due to the presence in their national territory of a significant Russian minority. This still today poses problems of integration and is a source of friction with Moscow.