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Attualità

Le istanze internazionali a rischio

Paul Valadier

16 Marzo 2024

Quaderno 4170

(Unsplash/Mathias Reding)

Le istanze internazionali come l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) realizzano il sogno del filosofo Immanuel Kant, il quale, fin dal XVIII secolo, affermava che una pace tra i popoli non sarebbe stata possibile e sostenibile se le nazioni non fossero arrivate ad accordarsi su delle istituzioni che superassero la stretta sovranità dei singoli Stati. Queste istanze internazionali non soltanto hanno contribuito a evitare alcuni conflitti, ma hanno anche favorito la limitazione del possesso di armi, quelle nucleari soprattutto. Hanno inoltre sostenuto l’assistenza sanitaria dei popoli, una loro migliore alimentazione, una maggiore distribuzione delle ricchezze, promuovendo accordi commerciali, scambi di ogni genere tra culture e nazioni che hanno potuto soltanto favorire la conciliazione tra i popoli, il coordinamento delle telecomunicazioni e del traffico aereo. Nel 1948, con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, le Nazioni Unite hanno anche completamente ripudiato i comportamenti disumani, come la tortura e le altre pratiche contrarie alla dignità umana, che è stata presentata chiaramente fin dal principio come un riferimento imprescindibile. La creazione di una Corte penale internazionale (Cpi) nel 1998 a Roma, con sede a L’Aia, con il compito di giudicare le persone accusate di genocidio, di crimini contro l’umanità e di crimini di guerra, ha opportunamente completato queste istituzioni, sebbene solo 124 Stati sui 193 membri dell’Onu che lo avevano sottoscritto abbiano ratificato lo Statuto di Roma.

Critiche giustificate

A questi obiettivi teorici si possono ovviamente contrapporre le tristi realtà della storia: si deve purtroppo constatare un abisso tra l’ideale professato allora e i fatti concreti, perché, malgrado le dichiarazioni teoriche, non hanno mai smesso di proliferare torture, guerre, arsenali nucleari e corsa agli armamenti, condanne a morte, dittature. Inutile moltiplicare gli esempi fin troppo noti, anche nell’attualità più immediata… È quindi difficile ignorare tutte le missioni di pace fallite, a causa di molteplici fattori, tra cui anche la volontà politica del Paese o governo ospitante.

Si può anche obiettare – e non si manca di farlo – la pesantezza assunta da queste istituzioni, finanziariamente costose, capaci di tante chiacchiere e poco efficaci, bloccate da un apparato amministrativo invasivo. Per non parlare di un Consiglio di Sicurezza che rappresenta i «vincitori» dell’ultimo conflitto mondiale, ingiusto per la sua costituzione, soprattutto per la sua durata, ma che viene anche bloccato da alcune potenze, qualora siano in gioco i loro interessi, o quelli che esse ritengono tali (il «veto» sistematico, che impedisce ogni risoluzione che abbia una qualche efficacia). E

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Le istanze internazionali a rischio

Paul Valadier

Professore emerito al "Centre Sèvres" di Parigi.


16 Marzo 2024

Quaderno 4170

  • pag. 567 - 575
  • Anno 2024
  • Volume I

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