Secondo molti analisti politici, l’incubo che si aggira per l’Europa di questi tempi sarebbe la definitiva scomparsa del «centro», cioè delle forze politiche centriste. Le difficoltà incontrate da numerosi progetti che si richiamano alla liberal-democrazia derivano anche dalla difficoltà a fare i conti con l’evidenza di un mondo che cambia velocemente. Le categorie politiche del passato sembrano non reggere più, sia in termini di interpretazione sia in termini di proposta.
Con «liberal-democrazia» si intende sostanzialmente il sistema che sa combinare il principio liberale dei diritti individuali con il principio democratico della sovranità popolare. Il trentennio dei boomers – cioè il periodo dell’esplosione demografica (baby boom), parallelo al boom economico registrato tra il 1946 e il 1964 – è per eccellenza l’epoca liberal-democratica. Essa si è qualificata per l’interpretazione data al significato dei due poli, quello liberale e quello democratico, e per la capacità di tenerli insieme, collegandoli in una visione che ha saputo tener conto dell’uno e dell’altro.
La socialdemocrazia europea ha finito con l’aderire a questa visione, spingendo l’equilibrio verso un welfare inclusivo, esteso: nell’epoca liberal-democratica e social-democratica si sono tenuti insieme le garanzie sociali e i diritti individuali, sostituendo lo stato sociale al vecchio laissez faire, la massima che fu usata dai fisiocrati e dai primi liberisti per ottenere l’abolizione di ogni vincolo all’attività economica.
Ecco: è proprio questa tensione liberale e democratica – dove democrazia ha significato di stato sociale – a essere in crisi. La questione, dunque, non può porsi in termini di qualità politiche dei leader, o di esistenza di uno spazio politico adeguato, che si chiami «terzo polo» o con altro nome. Per cogliere le ragioni della difficoltà liberal-democratica occorre partire non dalle idee, ma dalla realtà che muta. Come sta mutando?
Crisi dell’equilibrio liberal-democratico
La nostra realtà non è più quella degli anni dei boomers, gli anni del trionfo liberal-democratico. Quella realtà è stata fotografata, ad esempio, da Andrea Graziosi, che in Occidenti e Modernità. Vedere un mondo nuovo (Bologna, il Mulino, 2023) afferma sostanzialmente che l’Europa del boom economico è stata segnata da alcuni fattori chiave che si aggiungono all’esplosione demografica e al conseguente aumento dei giovani e dell’energia diffusa nella società: la rapida crescita economica, sostenuta dalla demografia e dalla grande mobilità umana da campagne a città; un veloce aumento dell’industrializzazione, dell’urbanizzazione e dell’istruzione; la crescita dei diritti degli individui e delle donne; una vivacissima produzione ideologica come fattore dinamico; e il predominio dell’Europa e dell’Occidente
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