Il termine «sinodalità» non compare negli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Tuttavia, uno sguardo più attento al metodo e alla dinamica degli Esercizi permette di rivelare alcuni aspetti chiave di una spiritualità che sostiene e alimenta questo elemento. Dal momento che il Sinodo sulla sinodalità, avviato da papa Francesco, portando a rileggere e rivisitare le fonti cristiane fondamentali, ha rivelato diversi spunti che stanno contribuendo alla costruzione di una spiritualità orientata in tale direzione, in questo articolo guarderemo con occhi nuovi anche agli Esercizi spirituali, per vedere se da essi emerga una spiritualità della sinodalità.
Il Sinodo sulla sinodalità sottolinea tre termini: «partecipazione», «comunione» e «missione», come afferma la Commissione Teologica Internazionale nel documento dedicato alla sinodalità stessa[1]. La sinodalità è una dimensione essenziale della Chiesa, che è sinodale in maniera costitutiva e non occasionale[2]. Questa visione era una realtà già avvertita nella Chiesa primitiva, ma nel corso dei secoli hanno assunto un rilievo preponderante altre concezioni. Il Vaticano II, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium (LG), ha ripristinato un antico modello di Chiesa, quello del popolo di Dio pellegrino.
Il capitolo 4 di SVMC, intitolato «La conversione per una rinnovata sinodalità», sottolinea la necessità di acquisire una nuova coscienza dell’essere Chiesa. Non basta sapere in astratto che la Chiesa è sinodale; occorre compiere un passo ulteriore e più importante: un cristiano deve sentire di essere sinodale[3], cioè attivamente partecipe alla vita della Chiesa. L’acquisizione di una nuova coscienza richiede una mediazione adeguata, quella di una spiritualità che la plasmi[4]. La spiritualità che emerge dagli Esercizi può suscitare questa coscienza in chi li pratica, a condizione che accetti di intraprendere un cammino.
Descriveremo questo cammino in tre sezioni, in maniera non esaustiva. In primo luogo, evidenzieremo il metodo dialogico degli Esercizi. In secondo luogo, presenteremo il modo ignaziano di riconoscere i carismi personali. Infine, commenteremo alcuni aspetti fondamentali delle «Regole per sentire con la Chiesa» (in latino, Sentire cum Ecclesia) degli Esercizi spirituali[5].
Il metodo
Nella prima contemplazione sull’Incarnazione della seconda settimana degli Esercizi, Ignazio invita l’esercitante a contemplare la Trinità per ascoltare «quello che dicono le Persone divine, cioè: “Facciamo la redenzione del genere umano”» (ES 107). Sul dialogo tra le Persone della Trinità si foggia il metodo dialogico degli Esercizi. P. Pedro Arrupe, che è stato Preposito generale dei gesuiti, ha illustrato chiaramente l’ispirazione trinitaria di Ignazio in un testo[6], in
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