Durante l’ultimo campionato mondiale di calcio in Qatar (2022), un giocatore della nazionale marocchina, Sofiane Boufal, dopo la qualificazione del suo Paese per la semifinale (prima volta per un Paese africano), battendo la Spagna, è stato criticato dagli africani per aver dedicato la vittoria del suo Paese agli arabi, ai musulmani e ai marocchini senza menzionare l’Africa o gli africani.
Anche se poche ore dopo si è scusato a fronte delle numerose critiche, questa polemica mette in luce il problema dell’identità tra magrebini e subsahariani. A ciò si aggiunge, nello svolgimento di questo articolo, il problema del razzismo e della xenofobia nei confronti degli africani subsahariani, nonché il problema dei conflitti tra alcuni Paesi del Maghreb.
L’identità in questione
I magrebini sono spesso divisi riguardo alla loro identità. Molti di loro si considerano culturalmente più arabi che africani. Ma questi Paesi non sono affatto monoculturali, come si potrebbe pensare, perché nella loro popolazione ci sono berberi o amazigh (40% della popolazione), arabi, ebrei, neri, moriscos.
In Nord Africa, la questione specifica dei subsahariani, in particolare dei neri, è stata spesso negata nella società. Che sia nativo o no, il nero in Maghreb soffre, secondo la realtà quotidiana, di discredito
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