
Sono trascorsi ormai più di 300 anni da quando Immanuel Kant, uno dei maggiori filosofi di tutti i tempi, nacque il 22 aprile 1724 nella città di Königsberg (l’odierna Kaliningrad), nell’allora Prussia Orientale (annessa alla Russia all’indomani della Seconda guerra mondiale). La ricorrenza è stata celebrata in numerosissimi convegni ed eventi accademici, che si sono tenuti in tutto il mondo nel corso del tricentenario e che hanno offerto agli studiosi di Kant l’opportunità di fare un bilancio dell’eredità filosofica di questo pensatore.
A venire alla ribalta, in non pochi di questi consessi, è stata una questione di grande attualità, ma anche assai spinosa: il rapporto di Kant con il razzismo. A dire il vero, l’interesse per questo tema non è nuovo, e gli ultimi due decenni avevano già visto moltiplicarsi le pubblicazioni dedicate ad esso. Tuttavia, le celebrazioni per l’anniversario della nascita del filosofo hanno fatto da cassa di risonanza a quegli studi, portando il dibattito all’attenzione di un pubblico ben più vasto della stretta cerchia degli esperti.
Un esempio particolarmente significativo di questo si è verificato in occasione dell’International Kant Congress, il maggiore dei convegni kantiani, tenutosi a settembre 2024 a Bonn, in Germania[1]. L’evento culminante del congresso è stato infatti la tavola rotonda su «Kant e il razzismo», a cui sono intervenute tre figure di spicco: il filosofo tedesco Volker Gerhardt, noto per i suoi saggi di filosofia politica, etica, estetica e metafisica, nonché autore di importanti opere su Platone, Kant e Nietzsche; Pauline Kleingeld, professoressa presso l’università di Groningen, in Olanda, nota per i suoi contributi nell’ambito della filosofia pratica di Kant; e Huaping Lu-Adler, professoressa di filosofia all’università Georgetown dei gesuiti, autrice della prima monografia in lingua inglese su «Kant, la teoria della razza e il razzismo». In una sala gremita all’inverosimile, alla presenza di un pubblico composito, formato dai congressisti e da un folto gruppo di esterni (tra i quali diverse classi di liceali), i tre relatori hanno dato vita a uno scambio in alcuni momenti dai toni accesi, ma sempre appassionato e coinvolgente. Ne è risultata una sintesi molto densa e precisa delle tre tesi fondamentali in merito al razzismo di Kant avanzate negli ultimi vent’anni. Sono appunto queste tre posizioni che ora cercheremo di esaminare più da vicino.
L’universalismo incoerente di Kant
Per il lettore di opere kantiane quali la Critica della ragion pura, la Fondazione della metafisica dei costumi, la Critica della ragion pratica,
Contenuto riservato agli abbonati
Vuoi continuare a leggere questo contenuto?
Clicca quioppure
Acquista il quaderno cartaceoAbbonati
Per leggere questo contenuto devi essere abbonato a La Civiltà Cattolica. Scegli subito tra i nostri abbonamenti quello che fa al caso tuo.
Scegli l'abbonamento