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Chiesa e spiritualità

Il primo «santo del computer»: Carlo Acutis

Giancarlo Pani

6 Marzo 2025

Quaderno 4191

Carlo Acutis.

Il 27 aprile, nel Giubileo degli adolescenti, papa Francesco eleverà agli onori degli altari Carlo Acutis, deceduto a 15 anni a Monza nel 2006. La madre, Antonia Salzano Acutis, tenta di rispondere alle domande che molti le pongono: qual è il segreto di suo figlio? Perché un ragazzo come tanti, morto giovanissimo, è invocato nel mondo intero?[1]. Carlo è davvero «il santo che non ti aspetti. È vissuto in un ambiente sociale che è quello di tutti i ragazzi e gli adolescenti del suo tempo. Ha amato anche lui ciò che piace ai giovani. […] Il suo proposito [era] fare di sé qualcosa di bello per Dio»[2]. Che cosa è «il bello»? «Ciò che veramente ci renderà belli agli occhi di Dio sarà solo il modo in cui lo avremo amato e come avremo amato i nostri fratelli»[3].

La testimonianza di un padre, guida spirituale della scuola

Ho incontrato uno dei testimoni che ha conosciuto Carlo due anni prima della sua scomparsa: padre Roberto Gazzaniga, oggi quasi ottuagenario, animatore spirituale dei liceali al Leone XIII di Milano. Lo studente aveva 14 anni e, dopo le medie, si era iscritto al liceo classico. Sono significative le caratteristiche con cui il gesuita ha incominciato a descriverlo: «Era un bel ragazzo, aveva un portamento signorile, perché apparteneva a una famiglia agiata, ma era un “signore” nel senso più bello del termine: non solo nel modo di comportarsi, nelle relazioni, nella generosità, ma in ogni cosa, anche la più umile. Fin dai primi giorni di scuola Carlo si era distinto per la delicatezza e la discrezione con cui si accorgeva di quanti erano in difficoltà, di chi faceva fatica a integrarsi nella classe, e si avvicinava ad essi con semplicità, cercando di sciogliere resistenze e silenzi». Sono state raccolte altre testimonianze di p. Gazzaniga sul suo discepolo. Egli afferma, per esempio: «Molte compagne e compagni sono grati a Carlo per questa sua capacità di creare e facilitare relazioni, di trasmettere fiducia e vicinanze senza invadenze»[4]. Inoltre sottolinea la vitalità e l’allegria di Carlo nei confronti dei compagni di scuola: «L’essere presente e far sentire l’altro presente è stata una nota che mi ha presto colpito di lui. […] Aveva una capacità d’iniziativa e di coinvolgimento rispettosa, vivace e molto giovanile nell’esuberanza»[5].

«La solarità di Carlo – continua il sacerdote –, la ricerca di contatto diretto non lasciavano indifferenti. Ragazzo simpatico raccoglieva attorno a sé consensi e adesioni. Mi ha sempre stupito il fatto che per le sue innate qualità e capacità, ben oltre la media, non sia diventato bersaglio di battute o lazzi. Sovente i ragazzi tra di loro, quando uno è eccellente, sono molto capaci di “ridimensionarlo” con frecciatine, allusioni, sberleffi. […] La bontà e l’autenticità della persona hanno vinto rispetto ai giochi di rivalsa tendenti ad abbassare il profilo di coloro che sono dotati di spiccate qualità. La sua trasparenza è certo un valore vissuto; Carlo non ha mai celato la sua scelta di fede e anche in colloqui o incontri-scontri verbali con i compagni di classe si è posto rispettoso delle posizioni altrui, senza mai rinunciare alla chiarezza di dire e testimoniare i principi ispiratori della sua vita cristiana»[6]. Singolare è l’episodio in cui venne fatta in classe la proposta di partecipare a un gruppo extrascolastico di Comunità di Vita Cristiana (CVX): l’unico ad aderirvi fu Carlo, poiché ne aveva colto la dimensione evangelica[7].

Il gesuita conclude la testimonianza sulla fede e la ricerca di Dio da parte di Carlo: «L’amore per la vita e per le persone, lo stile e il suo modo di procedere così personale, trasparente e bello non lo dimentichiamo. Tutti siamo convinti che era il flusso di un’interiorità cristallina e festante che univa l’amore a Dio e alle persone in una scorrevolezza gioiosa che non ci ha lasciato indifferenti. Quante volte, come prete e operatore pastorale giovanile, ho esultato nel vedere e sentire Carlo, nell’accorgermi del suo influsso positivo sui compagni. Ero e sono persuaso che è stato proprio come il lievito nella pasta, non fa rumore ma fa crescere. Ancor di più ora che è come il chicco di seme entrato nella terra per produrre frutto di vita. Lo si poteva additare e dire: ecco un giovane e un cristiano felice e autentico. “Carlo è un dono”, il suo nome è pronunciato con rispetto e forte nostalgia. Carlo c’è e al contempo ci manca»[8].

La morte improvvisa

La morte arriva in 10 giorni. Il 2 ottobre il giovane si ammala e la pediatra diagnostica un’influenza. Preso da forti dolori, Carlo se ne esce con un’espressione sconcertante: «Offro le mie sofferenze per il Papa, per la Chiesa, per […] andare dritto in Paradiso»[9]. I genitori pensano che stia scherzando, conoscendo il suo senso dell’umorismo. Mercoledì 4 Carlo non ha le forze per andare a scuola, nonostante debba presentare il suo sito web per il volontariato, che doveva essere proiettato per tutte le classi del liceo. La mattina del 7 viene preso da una grave forma di astenia. I suoi, preoccupatissimi, chiamano un amico pediatra, che consiglia un’accurata indagine in clinica. I primi esami danno un drammatico referto: «Leucemia promielocitica» di tipo M3, detta «leucemia fulminante». Il giovane deve essere ricoverato d’urgenza in Ematologia pediatrica, all’ospedale San Gerardo di Monza.

Lasciando l’ambulanza, Carlo confida alla madre: «Io da qui non esco vivo, preparati»[10]. In clinica, messo in terapia intensiva, chiede di ricevere l’unzione degli infermi. L’11 ottobre accusa una forte emicrania. Sofferente, ma sereno, chiude gli occhi sorridente. Non li riapre più, entra in coma. Il 12 ottobre 2006, alle 6,45, il suo cuore smette di battere. «[Aveva] appena quindici anni, nel pieno della sua giovinezza, nel colmo delle sue energie, pieno di gioia e di splendore»[11].

La notizia della sua morte si diffonde in un baleno tra i compagni di scuola, tra gli amici, tra quanti lo hanno incontrato e conosciuto. I social fanno il resto, e subito un viavai di persone affolla la casa di Carlo.

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Il 14 ottobre si celebra il funerale nella sua parrocchia, Santa Maria Segreta. Qui un’altra sorpresa. È una bellissima giornata e il sole splende nel cielo di una luce radiosa. La chiesa è affollata all’inverosimile, tanto che molti non riescono a entrare. La madre racconta: «Il funerale fu un’attestazione di quanto Carlo fosse stimato e amato. C’erano tutti gli amici, e anche tutti coloro che Carlo aveva soccorso. I mendicanti, i senza tetto, i diversi stranieri che aveva aiutato nel corso della sua vita erano lì perché avevano perso un vero amico. Ricordo che alcuni di loro li vidi lì per la prima volta. Davvero Carlo aveva creato una grande rete di amicizia, una rete silenziosa, non del tutto visibile quando era in vita, ma che in quel momento si manifestò in tutta la sua grandezza e bellezza. L’impressione di molti fu quella di non trovarsi a un funerale, ma a una festa. Sembrava la celebrazione di un passaggio verso un’altra vita, una vita vera. Piangevano tutti, è vero, ma nello stesso tempo tutti percepivano la presenza di tanta luce. Era come se la vita in cui Carlo era approdato volesse in qualche modo farsi presente. E anzi, per certi versi lo era»[12].

Il funerale termina alle 12, quando cominciano a squillare le campane di mezzogiorno: a molti sembra che Carlo stia entrando in paradiso…

Che cosa è accaduto?

Viene allora alla luce una serie di fatti, da un lato normalissimi, dall’altro straordinari, che hanno segnato la sua vita: un ragazzo come tutti, eppure spinto da qualcosa di misterioso che lo qualificava già nei primi anni. «Fin da piccolo maturò un suo personale rapporto con il Signore. Era il suo sostegno e il suo rifugio. Era come se per Grazia naturale sapesse, senza che nessuno glielo avesse insegnato, che solo se si è uniti profondamente al Signore si può ambire a salire fino alla sommità della vetta più alta del “monte della santità”. […] Era come se fosse consapevole della verità delle parole del passo del Vangelo che spiega che, come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche noi, se non rimaniamo in Dio, non porteremo alcun frutto, perché senza di lui non possiamo fare nulla»[13].

I primi a riconoscere quel mistero sono i suoi genitori. Il padre e la madre non sono praticanti. La madre è in chiesa il giorno del battesimo e partecipa alla Messa il giorno della prima Comunione e del matrimonio. Il padre frequenta la chiesa da bambino, insieme ai genitori, poi non più[14]. Tuttavia, essi non sono affatto contrari alla religione, ed è proprio per il figlio che si riavvicinano al Signore. La nascita di Carlo porta una svolta e insegna loro a impostare la quotidianità nella ricerca di ciò che conta, che ha valore, che è l’Assoluto.

Il lavoro del padre, un assicuratore che fa la spola tra Milano e Assisi, suscita nel figlio il desiderio di avere una casa nella città di san Francesco, amato moltissimo da Carlo per la sua povertà e il suo senso di fraternità nei confronti di tutti, ma principalmente dei poveri e dei lebbrosi, gli emarginati del tempo.

Un giovane come tanti, ma…

A scuola Carlo non sembra diverso dagli altri. Non è il primo della classe, ma fa il suo dovere e studia con interesse. Veste come gli altri compagni, gioca a pallone, gli piace fare passeggiate in montagna, scia e sa nuotare, ama la musica, ha un grande interesse per il computer, gli piacciono gli animali e in casa ha due gatti e quattro cani. Qualcosa, tuttavia, lo distingue dagli altri. Abbiamo già visto come egli si interessi di chi è meno dotato o abbia difficoltà a relazionarsi. Ha un debole per le persone disabili e nutre un amore particolare per i poveri, i sofferenti, gli abbandonati. Usa la paghetta mensile per chi ne ha bisogno, e per alcuni senzatetto compra dei sacchi a pelo.

La condivisione è per lui un dovere. «Diceva spesso che non si nasce ricchi o nobili per scelta, non si ha alcun merito nell’esserlo. Mentre, “nobili d’animo, questo sì, lo si diventa per scelta, per volontà propria, e chi vi riesce avrà molti meriti in Cielo”. […]Chi ha molti mezzi non deve far sentire gli altri inferiori […], deve piuttosto ringraziare Dio per quanto ha ricevuto “gratuitamente” e aiutare tutti coloro che la Provvidenza metterà sul cammino e che sono meno fortunati. […] Il donare ci rende tutti fratelli [poiché] siamo tutti amati da Dio, nessuno escluso»[15]. Carlo, un ragazzo ordinario, vive il Vangelo in modo straordinario.

Il futuro «patrono» di internet

Carlo comincia a familiarizzarsi con il computer già dai nove anni, anzi ne è così appassionato da rivelarsi quasi un genio informatico: non solo sa usare bene i programmi, ma diventa un programmatore. Il suo mito è Steve Jobs, il cofondatore di Apple, di cui fa tesoro di alcuni insegnamenti: «Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro»; e ancora: «È solamente dicendo “no” che puoi concentrarti sulle cose veramente importanti»[16].

Al Politecnico di Milano acquista alcuni libri di informatica ed è in grado di metterli a frutto. In particolare, la sua abilità stupisce molti, non solo tra gli studenti universitari, ma anche tra gli ingegneri. Riesce a creare il sito web della sua parrocchia e del suo liceo. Il segretario della Pontificia Accademica Cultorum Martyrum, Pier Luigi Imbrighi,ha dichiarato di aver usufruito dell’aiuto di Carlo per il loro sito in www.vatican.va, dedicato ai martiri[17]. Nel Leone XIII Carlo mette la sua abilità multimediale a servizio di un sito per il volontariato, su suggerimento di p. Gazzaniga, usando il programma Dreamweaver per creare velocemente una serie di pagine dinamiche. È il sito che Carlo non ha potuto presentare di persona alla scuola, perché era stato appena colpito dalla leucemia.

In campo multimediale, di notevole interesse sono i brevi filmati in cui sono protagonisti i suoi gatti in competizione con i cani, che ha imparato a dirigere in modo superlativo.

Soprattutto gli piace realizzare mostre informatiche da mettere a disposizione di tutti. Va segnalata in particolare quella su I miracoli eucaristici nel mondo. Vi ha lavorato per due anni, coinvolgendo i genitori, visitando con loro alcuni dei luoghi storici. Si compone di 142 pannelli che documentano la storia dei prodigi eucaristici, avvenuti in 17 paesi: dai primi, quelli di Bolsena e Lanciano, fino a quelli di Alcalà e Daroca in Spagna. La rassegna si può definire il suo «capolavoro». Oggi è conosciuta in tutto il mondo ed è fruibile in più di 20 lingue[18]. Carlo è convinto che con questo aiuto molti potrebbero capire meglio il valore dell’Eucaristia.

Ovviamente Carlo è a disposizione degli amici per qualsiasi problema informatico, persino per chi vuole imparare a usare il computer. Spesse volte si accorge che i suoi amici frequentavano siti pornografici. Per questo li esorta a non cadere vittime della dipendenza e dell’azione pervertitrice di certi luoghi. Egli stesso, pur apprezzando i videogiochi, si impone di non utilizzarli per più di un’ora la settimana.

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Nel 2019, papa Francesco, nell’esortazione apostolica Christus vivit, in occasione della chiusura del Sinodo dei giovani, ha dedicato a Carlo una particolare attenzione: «Ricordo la buona notizia che ci è stata donata il mattino della Risurrezione: che in tutte le situazioni buie e dolorose […] c’è una via d’uscita. Ad esempio, è vero che il mondo digitale può esporti al rischio di chiuderti in te stesso, dell’isolamento o del piacere vuoto. Ma non dimenticare che ci sono giovani che anche in questi ambiti sono creativi e a volte geniali. È il caso del giovane Venerabile Carlo Acutis. […] Ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza. […] Diceva Carlo, succede che “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. Non lasciare che ti succeda questo. Non lasciare che ti rubino la speranza e la gioia, che ti narcotizzino per usarti come schiavo dei loro interessi»[19].

La vita spirituale

Fin da piccolo, sui quattro-cinque anni, Carlo si lascia prendere dalla figura di Gesù e da quella di Maria. È la sua tata polacca, giovanissima e cattolica, la sua prima catechista.

A sette anni chiede di anticipare la prima Comunione. Il vescovo, mons. Pasquale Macchi, apprezza la richiesta e ne riconosce la maturità; perciò consiglia ai genitori di celebrare il sacramento in un luogo di preghiera e di raccoglimento, nel monastero della Bernaga, a Perego, vicino Milano. Più tardi testimonia: «Carlo non era un “santino”, se con questa parola si volesse indicare qualcosa di artefatto, di ingessato, di estraneo alla vita»[20]. E il postulatore della causa di beatificazione, Nicola Gori, precisa: «Molti di coloro che hanno conosciuto Carlo dicono di lui che aveva la rara qualità di saper dosare in modo perfetto ed armonioso la sua profonda vita interiore, alimentata dall’eucaristia quotidiana, con la sua innata socievolezza e la sua grande gioia di vivere»[21]. Per lui, «la tristezza è lo sguardo verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio»[22].

Grande è l’amore che Carlo ha per l’Eucaristia, da lui definita, in modo originale, «la mia autostrada per il cielo»[23], «il mio sole»[24]; perciò «si va dritti in Paradiso – dice – se ci si accosta tutti i giorni all’Eucaristia»[25]. Parlando del sacramento, afferma: «Gesù è molto originale a nascondersi in un pezzetto di pane. Solo Dio poteva fare una cosa così incredibile»[26]. Carlo vede nel sacramento sia la comunione con il Signore sia l’adorazione: stare davanti a lui, nel silenzio e nell’ascolto, venerarlo nell’amicizia e nell’affetto, divenire consapevoli che il corpo di Cristo è anche nelle persone che amiamo. Da qui l’attenzione ai disabili, agli extracomunitari, agli ammalati, agli anziani, ai poveri, ai piccoli, alle persone sole.

Per vivere meglio la comunione con il Signore, Carlo è fedele al sacramento della riconciliazione. Si confessa ogni settimana, per ringraziare del bene che può compiere e per purificarsi dai peccati anche veniali. Un’immagine è quanto mai eloquente: «La mongolfiera per salire in alto ha bisogno di scaricare pesi, così come l’anima per elevarsi al cielo ha bisogno di togliere quei piccoli pesi che sono i peccati veniali. Se per caso c’è un peccato mortale, l’anima ricade a terra e la Confessione è come il fuoco che fa risalire in Cielo la mongolfiera»[27]. Ecco perché Carlo si chiedeva: «Che giova all’uomo vincere mille battaglie se poi non è capace di vincere se stesso?»[28].

Carlo è tutt’altro che un «bigotto», ma è felice di essere praticante, senza ostentare la propria fede e insieme senza minimamente nasconderla. Vive contento di essere cristiano, non cela la propria gioia, discretissimo nel manifestare le sue piccole opere di solidarietà. Per questo, oltre che san Francesco, ama sant’Antonio da Padova, per l’umiltà, per la dedizione ai poveri e per la devozione all’Eucaristia.

Nel 2004 si impegna come aiuto-catechista nel corso di preparazione alla cresima. Vi si dedica con grande senso di responsabilità e, per aiutare meglio i cresimandi, pensa e realizza un kit per diventare santi: «Occorre volerlo con tutto il cuore… Messa e comunione tutti i giorni… Leggere ogni giorno un brano della Scrittura… Adorazione al Santissimo, quando possibile… Confessarsi ogni settimana, anche per le mancanze veniali… Fare propositi e fioretti per aiutare gli altri… L’angelo custode diventi il tuo migliore amico»[29].

Fa riflettere in proposito un’osservazione della madre: «Ero strabiliata dall’avere un figlio i cui interessi principali erano Dio, la Madonna, gli angeli e i santi. Paragonandolo a come ero io da bambina, e ai miei amici d’infanzia, mi sembrava di avere a che fare con un alieno, un ragazzo di un altro pianeta. [Carlo era] convinto che il vivere cristianamente trasmettesse grandi valori e aiutasse le persone a diventare più buone e altruiste. Anche per quanto concerne la proposta cristiana in merito alla vita morale, Carlo non aveva paura di esprimere le sue convinzioni sulla purezza e sui rapporti prematrimoniali. Era profondamente convinto di vivere castamente il periodo del fidanzamento, così come era molto deciso nell’opporsi all’aborto»[30]. Il professore di religione ha testimoniato che in classe, in una discussione, Carlo fu l’unico a dire esplicitamente di essere contrario all’aborto. 

“Carlo Acutis ci ha mostrato che il Vangelo può essere vissuto radicalmente anche da un adolescente.

Il miracolo di una diffusione

Non si può non rimanere meravigliati del fatto che Carlo, pur avendo vissuto solo 15 anni e morendo giovanissimo, sia diventato popolare in tutto il mondo. La sua vita cristiana e la sua fede hanno avuto un’eco grandissima, che si è estesa da Milano e da Assisi un po’ dovunque. In ciò hanno sicuramenteavuto il loro peso sia la Mostra sui miracoli eucaristici sia l’impegno dei genitori, ma questo non basta a spiegare l’eccezionale diffusione della testimonianza cristiana di un adolescente. Il primo miracolo che ha portato alla beatificazione avviene nel 2013, in Brasile, a sette anni dalla morte di Carlo: è stata la guarigione di un bambino di tre anni affetto da una grave malformazione pancreatica. Per la canonizzazione, il 23 maggio 2024, papa Francesco ha riconosciuto la guarigione straordinaria di Valeria Valverde in Costarica. Invocando il giovane beato, la ragazza è guarita da un trauma cranico dopo un grave incidente in bicicletta. Ma le grazie e i doni spirituali verificatisi fin dal giorno del suo funerale sono numerosissimi, come testimoniano i genitori[31].

Carlo, un ragazzo simpatico e amico di tutti, ci ha insegnato come nella sua vita si sia innestata la fede nel Signore Gesù. Egli ha vissuto con semplicità e autenticità l’invito del Vangelo: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Si è dedicato ai poveri, testimoniando la Parola e la festa, la giustizia e il buonumore, l’intelligenza e l’amabilità. Accogliendo la chiamata del Padre, non ha trascurato i suoi doveri e i suoi sogni, e ci ha mostrato che il Vangelo può essere vissuto radicalmente anche da un adolescente. È stato un ragazzo che negli anni più freschi della sua vita ci ha testimoniato che cosa significhi essere cristiani. E ce lo ha detto fino all’ultimo, non pensando a sé stesso, ma al bene del mondo e della Chiesa.

Questa giovinezza ha suscitato una luce e una speranza non solo in quanti l’hanno incontrato, ma anche in quelli che lo hanno conosciuto attraverso la sua storia, le sue scelte, il suo impegno, le sue mostre. La modernità, che ha determinato un’esistenza normale e ordinaria, ha lasciato emergere l’attualità del Vangelo, l’importanza della preghiera, il valore dell’Eucaristia, la devozione a Maria e ai santi. Ciò che più meraviglia in questo giovane cristiano del Terzo millennio è la sua libertà: libero per Cristo, libero dalle mode, libero di amare, libero di donarsi ai fratelli in silenzio. Carlo è divenuto un vero ed efficacissimo influencer del Signore, un appassionato di Dio[32]. E nonostante la sua devozione alla Madonna e ai santi e la frequentazione dei santuari mariani, ci ha mostrato che il mondo oggi non ha bisogno di «rivelazioni», ma di testimoni del Vangelo.

Oggi Carlo riposa ad Assisi, come desiderava. Dal giorno della bea­tificazione, si trova nel Santuario della Spogliazione, dove san Francesco restituì i propri abiti al padre. Nell’urna è vestito con i jeans, la felpa e le scarpe da ginnastica. La tomba è meta continua di pellegrinaggi, soprattutto di bambini, adolescenti e giovani. Sono davvero tanti quelli che si rivolgono a lui nella preghiera[33]. Nelle foto che lo ritraggono sorridente e gioioso, Carlo ha sempre lo zainetto sulle spalle: un segno del pellegrino, quasi per ricordarci che siamo tutti pellegrini che vanno incontro al Signore.

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[1] Cfr A. Salzano Acutis, Il segreto di mio figlio. Perché Carlo Acutis è considerato un santo, Milano, Piemme, 2022, 156-161.

[2] U. De Vanna, Carlo Acutis. 15 anni di amicizia con Dio, Torino, Elledici, 2019, 49 s.

[3] A. Dehò, Se Carlo Acutis avesse trent’anni. Una nuova lettura delle sue intuizioni spirituali, Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2021,16; N. Gori, Carlo Acutis. Un giovane per i giovani. I: La meta, ivi, 2020, 41. 

[4] N. Gori, L’Eucaristia. La mia autostrada per il cielo. Biografia di Carlo Acutis (1991-2006), Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2018, 61.

[5] Ivi.

[6] A. Salzano Acutis, Il segreto di mio figlio…, cit., 178.

[7] Cfr ivi, 179.

[8]      Ivi, 180. Per la testimonianza di p. Gazzaniga, cfr F. Occhetta, «Carlo Acutis: “Non io ma Dio”», in Civ. Catt. 2012 III 512.

[9]      A. Salzano Acutis, Il segreto di mio figlio…, cit., 11.

[10]      Ivi, 24.

[11]      Ivi, 25.

[12]      Ivi, 45.

[13]      Ivi, 96. Cfr Gv 15,1-5.

[14]      Cfr ivi, 10.

[15]      Ivi, 70.

[16]      F. Occhetta, «Carlo Acutis: “Non io ma Dio”», cit., 510.

[17]      Cfr G. Paris, Carlo Acutis. Il discepolo prediletto, Padova, Messaggero, 2018,37; N. Gori, Carlo Acutis. Un giovane…, cit., 111-117.

[18]      Cfr https://www.miracolieucaristici.org. Mostra internazionale ideata e realizzata dal Servo di Dio Carlo Acutis, con la prefazione del card. Angelo Comastri, la presentazione di mons. Raffaello Martinelli (Officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede) e di p. Roberto Coggi O.P.

[19]      Francesco, Esortazione apostolica postsinodale Christus vivit, ai giovani e a tutto il popolo di Dio, Loreto, Santuario della Santa Casa, 25 marzo 2019, nn. 104-108, in vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20190325_christus-vivit.html

[20]      U. De Vanna, Carlo Acutis…, cit., 47.

[21]      Ivi, 47 s.

[22]      A. Salzano Acutis, Il segreto di mio figlio…, cit., 173.

[23]      Gori ha perfino messo la formula come titolo della biografia: Eucaristia. La mia autostrada per il cielo. Cfr L. F. Ruffato, Carlo Acutis. Adolescente innamorato di Dio, Padova, Messaggero, 2021, 26.

[24]      Ivi.

[25]      F. Occhetta, Il Servo di Dio Carlo Acutis. La vita oltre il confine, Gorle (Bg), Velar, 2017, 24.

[26]      L. F. Ruffato, Carlo Acutis…, cit., 28.

[27]      A. Salzano Acutis, Il segreto di mio figlio…, cit., 137. Carlo nota anche che molti preferiscono consultare uno psicologo piuttosto che andare a confessarsi (cfr ivi, 138).

[28]      Ivi, 158.

[29]      M. Musolino, Carlo Acutis. Dalla pista all’autostrada… per il cielo, Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2022, 55 s.  

[30]      A. Salzano Acutis, Il segreto di mio figlio…, cit., 183 s.

[31]      Cfr ivi, 46.

[32]      Cfr Ivi, 160.

[33]      Ad Assisi, alla sua beatificazione hanno partecipato più di 41.000 persone, e via Facebook e Streaming circa 590.000 (https://carloacutis.de/ueber-carlo/der-postulator-berichtet).




Articolo di libera consultazione.


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Il primo «santo del computer»: Carlo Acutis

Giancarlo Pani

Scrittore emerito de La Civiltà Cattolica.


6 Marzo 2025

Quaderno 4191

  • pag. 323 - 333
  • Anno 2025
  • Volume I

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Giovani Internet Santi

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