fbpx

Seguici su:

Carrello Accedi Iscriviti alla newsletter
Menu

Attualità

  • Politica
  • Diritti
  • Economia
  • Ecologia
  • Mondo

Pontificato

  • Conversazioni
  • Magistero
  • Viaggi apostolici

Cultura e Società

  • Letteratura
  • Storia
  • Filosofia
  • Psicologia
  • Sociologia
  • Cinema
  • Arte
  • Musica
  • Media
  • Teatro

Scienza e Tecnologia

  • Fisica
  • Astronomia
  • Genetica
  • Intelligenza artificiale

Eventi

  • Conferenze
  • Presentazioni

Chiesa e Spiritualità

  • Bibbia
  • Dialogo interreligioso
  • Diritto canonico
  • Vita spirituale
  • Teologia
  • Santi
  • Patristica
  • Liturgia
  • Pastorale
  • Storie

Edizioni internazionali

RIVISTA CULTURALE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ, FONDATA NEL 1850
Shop
Search
  • Attualità
  • Chiesa e spiritualità
  • Cultura e società
  • Scienza e tecnologia
  • Pontificato
  1. Homepage
  2. Quaderni
  3. Quaderno 4070
  4. «I due papi», un film di Fernando Meirelles
Cultura e società Pontificato

«I due papi», un film di Fernando Meirelles

Marc Rastoin

18 Gennaio 2020

Quaderno 4070

Diventato noto al grande pubblico con il film La città di Dio nel 2002, il regista brasiliano Fernando Meirelles ama la trasposizione cinematografica di opere letterarie. È ciò che ultimamente ha fatto adattando, con l’aiuto dell’autore stesso, l’opera teatrale The Pope di Anthony McCarten, autore pure de L’ anno dei due papi: Francesco, Benedetto e la rinuncia che ha scosso il mondo (1).

I due papi è una fiction che ha come protagonisti gli ultimi due papi della Chiesa cattolica. Ma piuttosto che realizzare un film facile sugli scandali e sui giochi di influenza, il regista ha voluto raccontare la storia di due uomini di fede di fronte a una decisione difficile (2).

Tutto parte da un’idea semplice: il cardinale Bergoglio pensa di andare in pensione; gli piacerebbe ritirarsi e diventare di nuovo parroco. Viene a Roma per sostenere la sua richiesta. Allo stesso tempo, Benedetto XVI, che era stato eletto papa nel precedente conclave, medita su una decisione importante e senza precedenti: dimettersi dalla sua carica di vescovo di Roma e ritirarsi ugualmente. Ed ecco che Jorge Bergoglio (Jonathan Pryce) (3) e Joseph Ratzinger (Anthony Hopkins) si incontrano e iniziano a discutere. È volutamente che i cognomi qui sono necessari, poiché è innanzitutto dell’incontro di due uomini in carne e ossa che lo sceneggiatore intende parlarci. Ma il film sfugge alle sottili insidie del teatro filmato, incorporando lunghe sequenze argentine, tratte dalla vita precedente di Jorge Mario Bergoglio.

Queste, girate in un bianco e nero esteticamente convincente, danno al film un dinamismo che le conversazioni vaticane da sole non potevano garantire. Questi flashback, incentrati esclusivamente sull’Argentina, rendono senza dubbio Bergoglio il personaggio principale, sebbene la formidabile prestazione di Anthony Hopkins renda anche Benedetto XVI molto presente. Da notare pure la bella musica del film, composta da Bryce Dessner, che aveva già lavorato a The Revenant (2015), per il quale era stato nominato agli Oscar.

I film che riguardano i papi, presenti e passati, corrono sempre il rischio di fermarsi allo sfarzo delle istituzioni e di trascurare l’umanità. Non è affatto il caso qui. Non che Castel Gandolfo non sia filmato magnificamente, come d’altronde la Cappella Sistina, ma lo sceneggiatore e il regista vogliono parlarci di altre cose. Che cos’è una decisione spirituale? Come si può impegnare la propria vita su un segno? Come invecchiare portando il peso delle proprie decisioni passate, pur aprendosi al futuro e a ciò che arriva? Che posto può avere la preghiera in una decisione e, in definitiva, in una vita di uomo chiamato a decidere e a governare? Poiché è proprio dell’incontro di due uomini di fede che si occupa il film. Le loro storie vocazionali, i loro percorsi di giovani sacerdoti e i loro profili intellettuali sono profondamente diversi. Eppure, entrambi si stimano e credono nel ruolo del papato nella Chiesa, nonché nella forza della preghiera e della confessione.

Pur ispirandosi a fatti noti a tutti – gli ultimi due conclavi, le immagini pubbliche dei due uomini –, il film non esita a creare. È davvero una fiction ispirata a persone reali, e la sfumatura è importante. Abbiamo accesso a momenti inventati e a conversazioni fittizie. Se l’atmosfera del film è rispettosa verso la Chiesa e la persona di questi due Papi, non può impedire talvolta qualche caricatura. Per le esigenze di un paragone mediatico così abituale che purtroppo vi ci si abitua facilmente – quello che oppone i «conservatori» ai «progressisti» – inasprisce un poco la personalità di Benedetto XVI. È così che la prima conversazione tra i due uomini è di una durezza senza dubbio eccessiva. Ma la limpida strategia narrativa del film si impone, perché mira a mostrare il progressivo riavvicinamento di due personalità molto diverse e la nascita di una vera amicizia tra due uomini che tutto sembra opporre. «Sembra», perché, in fondo, essi condividono l’essenziale, anche la cosa più importante: una profonda fede in un Dio con cui si parla, una consapevolezza dell’alta missione del sacerdote, un’anima in sostanza tranquillamente cattolica. C’è una dimensione di artificialità in questa costruzione, ma è al servizio di un’esplorazione del mistero della fede e delle decisioni che può ispirare.

Nella recensione pubblicata sul New York Times del 26 novembre 2019, il critico Anthony Oliver Scott evoca un «doppio ritratto sottile e accattivante, che tocca questioni complicate di fede, ambizione e responsabilità morale» (4). Aggiunge che, quando Ratzinger e Bergoglio sono insieme, «gli attori definiscono sia la dimensione spirituale sia quella psicologica dei loro personaggi». Ci associamo al giudizio di buona parte della critica internazionale e anche noi diciamo che il film è riuscito sul piano cinematografico ed è umanamente credibile.

Le sequenze che ci sono parse più belle e più toccanti sono quelle argentine. In effetti, non si tratta qui di una discussione sulla fede, sulla preghiera o sulle riforme della Chiesa, ma siamo davanti alla vita stessa. Ed è per questo che non dobbiamo dimenticare il terzo attore, l’argentino Juan Minujín, che rappresenta magistralmente il Bergoglio giovane.

E riconosciamo anche che è in queste sequenze che vi era il grande rischio di inventare troppo. In tre flashback, scopriamo tre momenti chiave della vita di Jorge Mario Bergoglio. Tre momenti che le sue biografie hanno analizzato a lungo e che sfuggiranno sempre a qualsiasi comprensione univoca, perché riguardano il mistero di un essere umano e della sua coscienza. Sono il momento del «sì» alla vocazione, quello del giovane provinciale di fronte alla dittatura, e infine quello dell’arcivescovo desideroso di unirsi sempre al popolo, gli umili del Signore, el pueblo fiel de Dios.

Come rendere conto di questa confessione decisiva? Conosciamo tutti a grandi linee la storia. Sebbene abbia già preso in considerazione la vocazione sacerdotale, il giovane Bergoglio propende verso il matrimonio e si prepara a fare un passo decisivo andando a un appuntamento con la sua fidanzata. Per strada, decide di entrare in una chiesa e va a confessarsi. Qui succede qualcosa di imprevisto, gli viene dato un «segno», che egli leggerà come una chiamata di Dio.

Il secondo momento è quando p. Bergoglio cerca di salvare i suoi compagni gesuiti esposti all’odio della dittatura, in particolare due di loro: Orlando Yorio e Francisco Jalics. Le sue esitazioni, la sua scelta di avere in pubblico un profilo basso per cercare di salvare il maggior numero di persone minacciate (tra cui molti attivisti non cattolici) sono ben rappresentate, come pure il peso interiore che questa decisione gli fa portare. Il fatto che più tardi Bergoglio abbia riconosciuto di aver avuto forse un atteggiamento un po’ troppo autoritario, essendo arrivato in giovane età alla carica di provinciale, è reso in modo credibile.

Il terzo momento ci descrive – dopo la fase di introspezione senza concessioni e di profondo contatto con il popolo dei fedeli vissuto a Córdoba – le sue attività di arcivescovo vicino alle baraccopoli e alle persone sofferenti. Questi tre momenti illuminano un uomo, preservandone il mistero.

Uno dei grandi successi del film è di riuscire a parlare proprio di due realtà molto sottili e spesso mal percepite: la preghiera e la confessione. I due personaggi parlano dei loro momenti di desolazione e di consolazione. In un certo senso, l’omelia in cui padre Jorge Mario parla dei suoi momenti di dubbio fa eco al momento di dubbio vissuto da Benedetto XVI prima che gli si imponga la decisione di dimettersi. La preghiera si evolve con l’età e con la vita: la presenza di Dio viene percepita più o meno facilmente.

Ma l’aspetto più originale del film è forse da ricercare nel modo in cui tratta della confessione. La sceneggiatura ha la capacità di far percepire la ricchezza della confessione, mostrando il suo inizio – le poche parole tra due esseri umani in cui la grazia di Dio può introdursi come terzo incluso – e, allo stesso tempo, rispettando davvero il suo segreto, sia interrompendo nel momento cruciale l’ascolto (questo vale per le confessioni di Bergoglio, come per quelle di Benedetto), sia separando le «parole» delle confessioni dai «volti» di coloro che si confessano (a Córdoba).

Da notare la singolare colonna sonora: Benedetto XVI suona al pianoforte musica classica tedesca di rara eleganza, mentre, quando entra in scena Bergoglio, si ascoltano musiche come Dancing Queen degli Abba, o un appassionato tango argentino.

Ci vuole una vita per fare un uomo; ci vuole forse anche tutta una vita per fare un sacerdote e, a maggior ragione, un papa. I papi si susseguono e non si assomigliano, e questa è una buona notizia. Sostenuto da una superba regia, da attori eccezionali, da una musica originale e ben scelta, questo film vince la sua scommessa.

Copyright © 2019 – La Civiltà Cattolica
Riproduzione riservata

(1) Cfr A. McCarten, The Pope, London, Oberon Books, 2019; Id., L’ anno dei due papi: Francesco, Benedetto e la rinuncia che ha scosso il mondo, Milano, Mondadori, 2019.

(2) I due papi, un film (Netflix) di Fernando Meirelles, con Anthony Hopkins e Jonathan Pryce.

(3) Nelle scene che riguardano la gioventù di papa Francesco l’attore è Juan Minujín.

(4) A. O. Scott, «The Two Popes’ Review: Double Act at the Vatican», in The New York Times, 26 novembre 2019.

***

“THE TWO POPES”, A FILM BY FERNANDO MEIRELLES

(ENGLISH FULL TEXT)

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


Acquista il quaderno Abbonati Sfoglia il quaderno
«I due papi», un film di Fernando Meirelles

Marc Rastoin

Corrispondente dalla Francia per La Civiltà Cattolica. Professore di esegesi biblica alle Facultés Loyola Paris e al Pontificio Istituto Biblico.


18 Gennaio 2020

Quaderno 4070

  • pag. 186 - 189
  • Anno 2020
  • Volume I

Commenta e condividi
Stampa l'articolo

Si parla di:

Benedetto XVI Cinema Francesco Magistero

Dallo stesso Quaderno

Miguel Ángel Fiorito, maestro di dialogo

Nel pomeriggio di venerdì 13 dicembre 2019 il Santo Padre si è recato presso la Curia Generalizia della Compagnia di...

16 Gennaio 2020 Leggi

Intelligenza artificiale e giustizia sociale

I poveri in un mondo dominato dai «big data» Nell’era dell’intelligenza artificiale (IA) l’esperienza umana sta cambiando profondamente, ben più...

16 Gennaio 2020 Leggi

Gesuiti e poesia

Il contesto dell’articolo. Il rapporto tra i gesuiti e la poesia – per lo meno la poesia in lingua spagnola...

16 Gennaio 2020 Leggi

Il volto nascosto del Paese Italia

Il contesto dell’articolo. Alla fine di ogni anno, in Italia, vengono pubblicati alcuni Rapporti nazionali che aiutano a trovare chiavi...

16 Gennaio 2020 Leggi

Protezione dei minori

Il contesto dell’articolo. Alcune settimane fa, il 17 dicembre 2019, è stata pubblicata la de­cisione del Santo Padre di escludere...

16 Gennaio 2020 Leggi

Lezioni di dialogo islamo-cristiano

Il contesto dell’articolo. Il documento firmato ad Abu Dhabi un anno fa, il 4 febbraio 2019, da papa Francesco e...

16 Gennaio 2020 Leggi

Augusto Del Noce e il cattolicesimo clericale

Il contesto dell’articolo. Una recente pubblicazione mette bene in luce che la posizione filosofico-politica di Del Noce era finalizzata all’abbandono...

16 Gennaio 2020 Leggi

Un’icona per un secolo

Il contesto dell’articolo. Dal 27 settembre 2019 al 12 gennaio 2020, si è tenuta al Pa­lazzo Strozzi di Firenze, una...

16 Gennaio 2020 Leggi

Rassegna bibliografica 4070

Nel quaderno 4070 de La Civiltà Cattolica abbiamo recensito: “Teologia dell’ospitalità”, a cura di Marco dal Corso. Bernardo di Chiaravalle, “I gradi...

16 Gennaio 2020 Leggi

ABBONATI

Dal 1850, la rivista internazionale dei gesuiti. Scegli l’abbonamento che preferisci: carta + digitale o solo digitale.

Scopri di più

Beatus Populus Cuius Dominus Deus Eius

La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs 70/2017 (ex L. 250/90). Importo lordo erogato per l’anno 2022: € 287.619,29

  • Attualità
  • Cultura e società
  • Scienza e tecnologia
  • Chiesa e spiritualità
  • Eventi
  • Pontificato
  • Chi siamo
  • Le edizioni internazionali
  • Abbonati
  • Dona
  • Biblioteca
  • Shop
  • Ricerca
  • Newsletter
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Termini e Condizioni
  • Condizioni di vendita
  • Pubblicità
  • Contatti
  • FAQ
  • Accedi
Icona del Livello A di conformità alle linee guida 1.0 del W3C-WAI riguardanti l'accessibilità dei contenuti del Web

© LA CIVILTÀ CATTOLICA 2025 | Partita iva 00946771003 | Iscrizione R.O.C. 6608

I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l'adattamento totale o parziale.