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ABSTRACT – I giovani passano gran parte del loro tempo a scuola, ed è a scuola che essi ricevono molta di quella cultura di base che li renderà poi cittadini attivi e protagonisti nella società.
In un’epoca in cui la cultura scientifica sembra aver conquistato il posto più importante nell’offerta scolastica e formativa, con un obiettivo spesso meramente utilitaristico, appare urgente avvicinare o riavvicinare i giovani alla cultura umanistica. Questo perché essi possano individuare quei criteri necessari per discernere ciò che è buono da ciò che è meno buono nella cultura in cui vivono; e per far emergere in loro quelle domande e quelle inquietudini fondamentali nel cammino di maturazione. In questo senso, è interessante conoscere e provare ad attualizzare l’esperienza personale – della scuola e del confronto con la cultura del loro tempo – di due padri della Chiesa: Agostino e Basilio.
Nelle sue Confessioni, Agostino facendo memoria dei suoi primi anni di scuola, scrive: «Fui mandato a scuola per impararvi le lettere, senza sapere a che cosa servivano, me misero!». Più tardi Agostino capirà che la scuola di fatto serve per preparare i giovani a fare carriera nel mondo, ad acquistare onori e ricchezze. Ma è questa la vera scuola? E poi, chi insegna a usare bene e per il bene l’istruzione ricevuta? Ci fu un avvenimento che risvegliò in Agostino le profondità del suo cuore, e questo evento fu la lettura dell’Ortensio di Cicerone, non un testo religioso ma un avviamento alla filosofia. Fu però solo l’inizio di un cammino lungo, difficile e burrascoso. Lui, che si credeva un intellettuale, si trovò ad abbracciare credenze ridicole. Ma furono ancora una volta dei libri a rimuovere in lui gli ultimi ostacoli intellettuali, e questi libri furono gli scritti dei filosofi neoplatonici tradotti in latino. Allora Agostino comprese che cos’è il reale: non solo ciò che si vede, ma ciò che è vero. Comprese che Dio è la vera realtà.
Il pensiero di Basilio sulla cultura classica, invece, lo si può dedurre da un’operetta rivolta proprio ai giovani per aiutarli negli studi. Nella scuola si studiavano gli autori classici (soprattutto poeti), ma le loro opere spesso parlano degli dèi della mitologia greca e mettono in scena episodi moralmente riprovevoli. Come allora deve comportarsi un giovane studente cristiano? Rinunciare a studiare? Basilio lo esclude, perché ciò vorrebbe dire rinunciare alla cultura. Quello che occorre è possedere un criterio di discernimento, e questo consiste nell’avere chiaro quale sia l’orientamento ultimo della vita, ovvero ciò che caratterizza l’esistenza come esistenza cristiana.
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YOUTH, CULTURE AND DISCERNMENT. The experience of Augustine and Basil
Young people spend most of their time at school, and it is at school that they receive the culture which as a foundation will make them active citizens and protagonists in society. In addition, while school is practically the only provider of scientific knowledge, various agents of different value contribute to culture in its broader sense. There is, therefore, a need for «discernment». But who is it that teaches young people how to distinguish what is true, just and good from what is false, misleading, destructive? This is why it is very important for them to come into contact with humanistic culture. The article brings up to date the experience of two fathers of the Church, such as Augustine and Basil.