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Il bipolarismo è da molti ritenuto una speranza decisiva per il buon funzionamento di ogni democrazia matura, tanto da doverlo favorire anche con adeguati accorgimenti legislativi. Esso, infatti, è il presupposto della democrazia dell’alternanza. Considerato preferibile a meccanismi con un perno centrale e diverse opzioni di alleanze – come è stato nella «prima Repubblica» italiana –, il bipolarismo di scuola anglosassone favorirebbe la contrapposizione tra due fronti, magari i classici «progressisti» e «conservatori», e darebbe trasparenza e chiarezza alla politica, in un confronto che facilmente porta all’alternanza e quindi alla reciproca legittimazione.
L’importanza del «centro»
Questo bipolarismo, infatti, presuppone una comune rincorsa al medesimo centro, la cui scelta per l’uno o per l’altro spesso e volentieri risulterebbe decisiva, come dimostra, nel caso italiano, lo stesso nome dei due schieramenti: centro-destra e centro-sinistra. Il bipolarismo, infatti, marginalizzerebbe le frange estreme di entrambi gli schieramenti politico-culturali. Risulterebbe penalizzante, ad esempio, presentarsi con un programma che…
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BEING “MODERATE” IN POLITICS
Bipolarism is considered by many to be a hope for the smooth functioning of democracy in a confrontation that easily leads to alternation and thus to mutual legitimization. It presupposes a tendency toward the same center, marginalizing the extreme fringes of the opposing camps. This model, however, has been done away with with the entry of populism into the political arena, for which the extremism of one also favors that of the other. The proposal to transform our Republic in a presidential sense, while being legitimate, would politicize the institutional figure of the President, eliminating his ‘super partes’ role as guarantor of the Constitution and representative of national unity. If this actually corresponds to a new trend, the value of ‘moderation’ will have to be rehabilitated.